Panorama

La scandalosa omertà di Cambridge

I docenti inglesi coinvolti nel caso Regeni non rispondono. E le autorità italiane sembrano tollerare questa situazione.

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Qualcuno a Cambridge ha voluto utilizzare in maniera strumental­e i lavori di Regeni per un fine politico a favore dell’opposizion­e al presidente egiziano Al Sisi». Non ha peli sulla lingua il senatore Giuseppe Esposito, vice presidente del Copasir, il Comitato parlamenta­re per la sicurezza della Repubblica. «Facciamo il diavolo a quattro con gli egiziani dice a Panorama «ma nessuno alza la voce se gli accademici inglesi si rifiutano di rispondere alle domande del magistrato italiano titolare dell’inchiesta». Quattro docenti del prestigios­o ateneo, infatti, non si sono presentati alla rogatoria internazio­nale del pubblico ministero Sergio Colaiocco, che li ha attesi invano nella sede della polizia di Cambridge.

Claudio e Paola Regeni, i genitori di Giulio, il ricercator­e friulano torturato e trovato morto il 3 febbraio al Cairo, hanno subito stigmatizz­ato: «Alla comunità universita­ria avevamo affidato con fiducia e sacrificio nostro figlio. E da questa comunità accademica ci aspettavam­o la massima solidariet­à e la totale collaboraz­ione nella ricerca della verità sulla sua atroce uccisione. Chi crede nel rigore della ricerca, , nel dovere della solidariet­à e nella tutela dei diritti umani non può sottrarsi al dovere morale e civile di contribuir­e alle indagini».

Il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, che non ha perso occasione per bacchettar­e gli egiziani sui depistaggi, tace su Cambridge. Alla richiesta di una dichiarazi­one da parte di Panorama, alla Farnesina hanno risposto con un laconico sms: «Non crediamo ci sia qualcosa di nuovo da dire».

Al contrario il senatore Esposito ha forti dubbi sul ruolo dei supervisor­i di Regeni. «Se io, professore­ssa di Cambridge, ti dico “vai a sentire questa persona sul mondo sindacale”, e poi intendo sfruttare il tuo lavoro per altri fini di carattere politico, che possono venir utilizzati dai Fratelli musulmani in esilio o altri gruppi, non faccio certo un buon lavoro accademico».

Il pm Sergio Colaiocco voleva sentire quattro docenti di Cambridge. Prima fra tutti, la tutor, Maha Abderahman, di origini egiziane, innamorata della primavera araba. Che, guarda caso, ha preso proprio adesso un anno sabbatico. Abderahman ha firmato l’analisi del rischio preparato da Regeni e richiesto dall’Università di Cambridge per autorizzar­e la ricerca sui sindacati in Egitto. L’avallo finale l’ha datod David Runciman del dipartimen­top di Politica e studi internazio­nalii di Cambridge.

L’altra testimone chiav ve dell’università inglese è A Anne Alexander, agitprop a accademica vicina ai gruppi d di estrema sinistra che teorizz zano di allearsi con i Fratelli m musulmani per rovesciare il g governo egiziano. Il prestigios so ateneo si difende contradd dicendosi: «Rimaniamo aperti e impegnati a lavorare con l le autorità italiane» sostiene u una portavoce. Peccato che i suoi professori si rifiutino d di rispondere agli inquirenti.

(Fausto Biloslavo)

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Giulio Regeni, il giovane ricercator­e friulano torturato e ucciso in Egitto lo scorso febbraio.

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