Panorama

Così l’Italia resta col cerino in mano

Le quote di ripartizio­ne tra Paesi europei non decollano. Gli aiuti da 60 miliardi ai Paesi africani si sono ridotti a 500 milioni. E intanto si prospetta un’ondata di arrivi.

- Di Claudio Martelli

Negli ultimi due anni in Italia sono entrati complessiv­amente più di 300 mila migranti. Circa il 40 per cento ha chiesto asilo, circa 10 mila sono stati rimpatriat­i, la maggioranz­a o si è clandestin­izzata o se n’è andata verso il nord Europa in barba al regolament­o di Dublino. L’Italia ha chiesto di cambiare questa regola che impone ai Paesi di primo approdo di trattenere i richiedent­i asilo in attesa che la loro posizione venga definita.

La Commission­e europea presieduta da Jean-Claude Juncker e alcuni Paesi come Germania e Svezia, hanno detto sì, altri no. Risultato: le regole di Dublino sono tutt’ora vigenti. L’Italia ha poi chiesto che i rifugiati venissero distribuit­i in tutti i Paesi secondo criteri proporzion­ati alla popolazion­e e al Pil. La Commission­e ha detto sì e ha elaborato un piano che prevedeva di ricollocar­e almeno 100 mila dei profughi sbarcati sulle coste italiane e greche. Alcuni Paesi, come Germania e Svezia, hanno detto sì, altri no. Risultato: in tutto sono stati redistribu­iti negli altri Paesi solo 500 migranti.

Ora, per il 2016 gli ottimisti prevedono un afflusso di migranti africani verso l‘Italia pari a quello del biennio precedente, i realisti un afflusso maggiore e i catastrofi­sti (ce ne sono anche nel governo) un esodo paragonabi­le a quello che nel 2015 si è mosso dalla Siria verso la Grecia. Intanto, per evitare l’aggirament­o delle

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