Panorama

IN MOSTRA A FIRENZE

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MOVIDA POST COMUNISTA In alto, scatti da street style all’Avana, prima della sfilata di Chanel. A sinistra, Gisele Bündchen si diverte con il baschetto e il ventaglio tanto amato da Karl Lagerfeld. Sotto, a sinistra, l’attrice scozzese Tilda Swinton. Su il meglio della stampa internazio­nale. cedenti può essere letta come un’altra strategia di branding, perseguita negli anni scegliendo accuratame­nte i volti, fino alla più recente Cara Delevingne. Il marchio Chanel è cresciuto sempre di più, soprattutt­o nell’ultimo decennio, registrand­o un aumento vertiginos­o nella quantità e varietà delle sfilate durante gli anni Duemila. Le «cruise collection» sono ampliament­i delle collezioni prêt-à-porter e comprendon­o capi realizzati per una clientela benestante, da indossare in viaggi verso mete esotiche. Queste vengono ora presentate a eventi internazio­nali in location particolar­i (un autobus parigino per la cruise collection del 2005, la Grand Central Station di New York nel 2006, The Island di Dubai nel 2014, Cuba quest’anno come mostrano le foto del servizio) alla presenza dei media di tutto il mondo.

«Nel mondo della moda» spiega Lagerfeld: «Il futuro non va mai oltre i prossimi tre mesi». Quest’uomo, veloce nel camminare e nel parlare, sembra fatto apposta per il moto perpetuo, perché è sempre un pensiero avanti rispetto a ciò che dice e un passo avanti al suo interlocut­ore. Non conserva nulla, non si lascia andare ai ricordi, si libera continuame­nte del superfluo. «Butto via tutto. L’elemento di arredo più importante in una casa è il cestino della spazzatura. Non ho archivi, non conservo bozze, foto o vestiti: niente! Il mio mestiere è creare, non ricordare».

In base a questa linea di pensiero, l’anno scorso Lagerfeld si è rifiutato di partecipar­e alla realizzazi­one di una retrospett­iva sulla sua carriera a Bonn, e non l’ha nemmeno visitata. Forse il paradosso estremo del fine maestro che nasce e rinasce nel tessuto del tempo è proprio il non conoscere o il non curarsi di nulla a eccezione di un eterno presente, di quel momento in cui si siede con la matita in mano e inizia ad abbozzare un modello, che poi vedrà realizzato come per magia dall’abilità di «petite main» invisibili.

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