Stefano Bonaccini
Intanto Di Maio già si muove da candidato presidente del Consiglio. Ormai tutte le sue interviste e le sue riflessioni pubbliche Maio riguardano la politica nazionale, il potenziale programma di governo, i rapporti internazionali. In più, il deputato è investito anche del ruolo di «responsabile enti locali», utile per fargli girare il Paese in lungo e il largo e per diffonderne tempestivamente l’appeal, in vista delle elezioni politiche. Di Battista, invece, è persona empatica e simpatica. Queste sue due qualità hanno convinto Casaleggio jr a considerarlo l’uomo giusto da spendere come «segretario di partito». Subito dopo viene lo staff extrapolitico: la testa è nella Casaleggio associati srl, le braccia e gambe sono a Roma, in Parlamento, e ora anche al Campidoglio.
E Torino? La vittoria in Comune non era preventivata, ci si attendeva un risultato come quelli di Milano e Napoli (intorno al 10 per cento) al punto che Chiara Appendino, a differenza di Raggi, è completamente estranea alla Casaleggio associati. Infatti è già partita in quarta, a differenza della collega romana. Probabile che adesso le venga chiesto di ascoltare di più i vertici nazionali del Movimento, a partire dallo staff e dal «Direttorio». Oltre a Di Maio e Di Battista, ne fanno parte (in ordine di importanza) Roberto Fico, Carla Ruocco e Carlo Sibilia, tutti e tre non a caso assenti durante i primi festeggiamenti per Raggi. Fico e Davide Casaleggio si Il ras del Pd emilianoromagnolo può rivendicare il minimo sindacale, cioè Bologna e Rimini. Peccato però che il rieletto Virginio Merola sia antirenziano, mentre il partito perde Cattolica, Cento, Finale Emilia e arranca persino a Ravenna. Da regione rossa a regione rubizza, il passo è stato breve.