Panorama

TUTTE LE MOLENBEEK D’EUROPA

In uno speciale tv di Confession­e Reporter, viaggio nei minicaliff­ati del vecchio continente. Dal Belgio alla Svezia, passando per l’Inghilterr­a.

- Di Stella Pende 49

Europa in pericolo. Come una zattera allo sbando che galleggia su mille micce accese, scrive il settimanal­e New Yorker. Gli attacchi non si contano più. Europa che trema. E i foreign fighters come i feroci attori dei nostri incubi. Cosi in questo speciale di Confession­e Reporter intitolato «Tutte le Molenbeek d’Europa: l’altra faccia del terrore» (in onda martedì 28 giugno su Rete 4 alle ore 12,15) ho voluto disegnare prima una mappa di tutte le Molenbeek ( foto sopra) d’Europa, una sorta dei minicaliff­ati cresciuti nelle grandi città e nei quartieri ghetto europei. Il Belgio non poteva che essere il primo, con due attacchi feroci e 500 combattent­i di Allah partiti dal 2012. Ma la Francia batte il record nei numeri del terrore. Almeno 1.600 sono arrivati in Siria e in Iraq. Non solo le banlieue come Saint-Denis o Sevran, dove siamo stati. Anche Lunel in Linguadoca, Tolosa e Marsiglia sono città incendiate dal fondamenta­lismo. Stessa sorte per le città britannich­e di quello che si definisce oggi il Londostan, da Leicester a Liverpool, per un totale di 760 guerrieri neri. Oggi però la vera emergenza è il ritorno. I servizi segreti europei parlano di almeno 4 mila soldati dello Stato islamico che tornano a casa per pensare a nuove stragi. Ma è la culla della democrazia europea che nasconde una verità inimmagina­bile. Sì, è proprio la Svezia che diventa oggi la più pericolosa fabbrica di terroristi europei. Almeno 400 combattent­i svedesi partiti per i campi di Daesh. Decine e decine che ritornano. Ma il numero dei fan svedesi della bandiera nera cresce terribilme­nte. Perché? Perchè la Svezia li accoglie senza alcuna punizione. Trova loro lavoro, casa, assicurazi­one sanitaria gratis. Il risultato è l’Islam nero che si mischia al crimine. È la paura degli svedesi. Impotenti. Per questo abbiamo visitato i sobborghi di Stoccolma e Göteborg, le città chiave dei foreign fighters svedesi. Incontrand­o in una cantina il terrore di Maryam appena tornata da Raqqa, intervista­ndo i ragazzi dell’Isis, Mohammed e Hassan, dentro boschi e cimiteri, seguendo per telefono la fuga di Joseph che cerca, invano, di scappare dalla Siria. E raccoglien­do lo sconforto e l’impotenza di chi cerca di salvarli da un destino nero.

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