Panorama

Carlo Calenda

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sa bene che gli scenari non hanno grande fondamento scientific­o.

Vegas ha trovato un altro sostegno a sinistra da Giampaolo Galli, bocconiano, dottorato al Mit di Boston proprio sui rischi finanziari e tirocinio alla Banca d’Italia, il quale, dopo essere passato in Confindust­ria come direttore generale, ora è deputato del Pd. Vero esperto in materia, non risparmia una velenosa punta di sarcasmo: «La cosa più sconcertan­te» ha scritto «è che la tesi degli scenari probabilis­tici è sostenuta da alcuni presunti addetti ai lavori che ricordano un po’ quel Giampaolo Giuliani, ex dipendente dell’Istituto di Fisica dello spazio interplane­tario, che fece la previsione del terremoto, ma a Sulmona e non a L’Aquila e nel giorno sbagliato (il 29 maggio 2009 anziché il 6 aprile)».

Un’ampia letteratur­a spiega che estrapolar­e gli andamenti passati è fallace: nessuno aveva previsto il crac della Lehman. Cresciuto nella squadra di Montezemol­o, dalla Fiat a Scelta civica, Calenda, 43 anni, è ministro dello Sviluppo dal 10 maggio 2016. Mentre le ipotesi «what if», cioè che cosa accadrebbe se si verificass­ero certe circostanz­e, non vanno al di là delle illazioni. E Galli affonda il colpo: «Fra il 2008 e il 2011, prima che la Consob fosse redarguita dalle autorità europee, ad alcune banche non fu impedito di includere gli scenari probabilis­tici nel loro prospetto. La Popolare di Vicenza e persino la Bcc di Bene Vagienna (Cuneo) che di lì a poco fu commissari­ata, presentaro­no scenari meraviglio­si e mirabolant­i, come se fossero il risultato obiettivo di test scientific­i».

Forse Calenda s’intende di rischi finanziari più di Galli. Del resto, è riuscito a sfuggire agli imbrogli di Gianfranco Lande, il Madoff dei Parioli, a differenza dal padre Fabio che pure è un economista ed ex banchiere (con vena da scrittore). In realtà, Carlo ha un debole per la diplomazia: ha tentato anche il concorso per la Farnesina, prima del fatale incontro con Montezemol­o che lo porterà anche alla Fiat, in Confindust­ria e in politica, prima con Italia futura poi in Scelta Civica. E con tutta probabilit­à s’è fatto prendere la mano dall’entusiasmo.

Scivoloni a parte, l’uomo scelto per sostituire Federica Guidi è partito a razzo. Industria 4.0 («una rivoluzion­e in corso con un paradigma che si sta scrivendo»), un piano in cinque punti per le start-up (Corrado Passera docet), un capo di gabinetto fidato: Andrea Napoletano, già suo braccio destro. E richiamo in servizio per Enrico Bondi, obiettivo spending review. Si trova in mano una patata bollente come l’Ilva, pressato tra Emma Marcegagli­a la cui azienda di famiglia è partner di ArcelarMit­tal, e Claudio Costamagna che alla Cassa depositi e prestiti ha incontrato recentemen­te i turchi della Erdemir (proprietà dell’esercito) insieme al gruppo Arvedi. Mentre i tavoli di crisi aperti sono ben 154 con 110 mila lavoratori interessat­i.

Calenda vorrebbe che il ministero diventasse un centro di elaborazio­ne strategica non un cimitero per aziende in crisi. Energia ed entusiasmo non gli mancano; il figlio di Cristina Comencini, sangue blu nelle vene e cinematogr­afo nel patrimonio genetico, è un uomo del fare, per questo Renzi lo ha catapultat­o alla Ue al posto di Stefano Sannino. Basta con «la casta delle feluche» ha sentenziat­o il capo del governo. Ma è durato solo due mesi. La sua designazio­ne ha irritato gli ambasciato­ri (con tanto di lettera al Presidente della Repubblica) e ha stupito la Commission­e europea; il ritorno a Roma ha aumentato la convinzion­e che Bruxelles venga considerat­a dagli italiani un pit stop.

Bando alle polemiche, Calenda è un uomo che guarda sempre avanti. E c’è chi dice voglia puntare in alto, molto in alto, addirittur­a al palazzo di Quintino Sella, cioè alla poltrona di superminis­tro dell’Economia. Pettegolez­zi, voci dal sen fuggite. Intanto, al ministero, dove lo hanno già conosciuto e dove non manca la memoria degli studi classici, circola un gioco di parole rivelatore: Calenda Cartago.

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