Roma Calenda est
Uomo del fare, corre veloce Carlo Calenda, catapultato allo Sviluppo dopo una fugace apparizione in Europa. E già parte lancia in resta contro Vegas: ma prende uno scivolone.
Lo chiamano già «cavallino rampante», non solo perché si è fatto le ossa alla Ferrari, all’ombra di Luca di Montezemolo, ma perché, appena s’è seduto sulla poltrona di ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda ha puntato a rottamare il presidente della Consob, la commissione di controllo sulla Borsa. Domenica 5 giugno Milena Gabanelli, con cipiglio severo, intima a Giuseppe Vegas: «Si dimetta». La giornalista, dagli schermi di Rai3, mostra una lettera inviata il 3 giugno 2011 dalla quale emerge che la Consob presieduta da Vegas ha dato indicazioni alle banche di non inserire nei prospetti riguardanti le obbligazioni subordinate, gli scenari con i quali si indicano ai sottoscrittori le possibilità che il loro investimento vada male. L’Unione europea ha contestato la validità di tali elucubrazioni, come ha spiegato in Parlamento il viceministro dell’Economia Luigi Casero; reintrodurle adesso «sarebbe in contrasto con la disciplina europea di riferimento». Ma le associazioni Adusbef e Federconsumatori, della quale Report si è fatta voce, non credono che dalla Commissione Ue sia partita una vera bocciatura.
La questione è intricata, tuttavia Calenda, arrivato fresco fresco
da Bruxelles, non ha esitato a dar ragione alla Gabanelli. Dopo un imbarazzato silenzio di Palazzo Chigi, è arrivato l’altolà di Angelino Alfano, ministro degli Interni, contrario a decapitazioni di un’autorità indipendente. A evocare nettamente l’autonomia della Consob è sceso in campo anche il ministro dell’Economia. Pier Carlo Padoan, economista di provata dottrina e di lungo corso,