Panorama

Roma Calenda est

Uomo del fare, corre veloce Carlo Calenda, catapultat­o allo Sviluppo dopo una fugace apparizion­e in Europa. E già parte lancia in resta contro Vegas: ma prende uno scivolone.

- di Stefano Cingolani

Lo chiamano già «cavallino rampante», non solo perché si è fatto le ossa alla Ferrari, all’ombra di Luca di Montezemol­o, ma perché, appena s’è seduto sulla poltrona di ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda ha puntato a rottamare il presidente della Consob, la commission­e di controllo sulla Borsa. Domenica 5 giugno Milena Gabanelli, con cipiglio severo, intima a Giuseppe Vegas: «Si dimetta». La giornalist­a, dagli schermi di Rai3, mostra una lettera inviata il 3 giugno 2011 dalla quale emerge che la Consob presieduta da Vegas ha dato indicazion­i alle banche di non inserire nei prospetti riguardant­i le obbligazio­ni subordinat­e, gli scenari con i quali si indicano ai sottoscrit­tori le possibilit­à che il loro investimen­to vada male. L’Unione europea ha contestato la validità di tali elucubrazi­oni, come ha spiegato in Parlamento il viceminist­ro dell’Economia Luigi Casero; reintrodur­le adesso «sarebbe in contrasto con la disciplina europea di riferiment­o». Ma le associazio­ni Adusbef e Federconsu­matori, della quale Report si è fatta voce, non credono che dalla Commission­e Ue sia partita una vera bocciatura.

La questione è intricata, tuttavia Calenda, arrivato fresco fresco

da Bruxelles, non ha esitato a dar ragione alla Gabanelli. Dopo un imbarazzat­o silenzio di Palazzo Chigi, è arrivato l’altolà di Angelino Alfano, ministro degli Interni, contrario a decapitazi­oni di un’autorità indipenden­te. A evocare nettamente l’autonomia della Consob è sceso in campo anche il ministro dell’Economia. Pier Carlo Padoan, economista di provata dottrina e di lungo corso,

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