«DI INCIAMPI NE HO FATTI CON TANTO DI SCUSE PUBBLICHE IN TRASMISSIONE. NON LE AVRÀ NOTATE LEI, MA GLI INTERESSATI SÌ»
di cancellare da un’intervista una sua risposta, risposi no. Lui mi disse: «Bastarda» e riattaccò. Correva l’anno 2000. Il suo nome? Un ministro, stop. Lei è una giornalista «per male»? Spero di no, per qualcuno certamente sì. Può dirci per chi ha votato? Posso dirle che a votare ci vado sempre. Metto tutte due le mani sul fuoco che ha votato Movimento 5 stelle . Le metta dove crede. Beppe Grillo nel 2013 la propose per il Quirinale. Ripeterebbe il «no, grazie» anche oggi? Anche oggi. Renzi le piace un po’? le piace mica tanto? lo considera un pericolo per la Nazione? Ci sono cose che mi piacciono, altre meno, altre ancora no. Questo è esser chiari. E dove vede il cuore del pericolo? Nei criteri di reclutamento della classe dirigente. Ha sostenuto che i più antipatici di tutti sono gli uomini di sinistra perché sono stupidi. Ho detto così? Quando? 2014, intervista a Gian Antonio Stella, Corriere della Sera. Mi dispiace, ho sbagliato. La stupidità è straordinariamente trasversale. Parteciperà ai comitati del «No» al referendum istituzionale di ottobre? Non partecipo a comitati. Voterà Sì o No? Non glielo dico. E perché? Che male ci sarebbe a dirlo? Nessun male, ma non glielo dico. Lei è consapevole che alcuni giornalisti sono uomini pubblici più dei politici? E che raccontarsi con franchezza è un gesto di lealtà? Sono due mestieri diversi. Il politico si identifica con un partito; il giornalista, al contrario dovrebbe prendere le distanze dai partiti, usando franchezza e lealtà nel raccontare i fatti. Stefano Lorenzetto ha detto di lei: «Lo stile giornalistico della signora è questo: tendere trappole». Il signor Lorenzetto è libero di pensare ciò che crede. Vittorio Feltri, a proposito di un episodio che lo aveva riguardato: «Non mi ha permesso di replicare, anzi ha artificiosamente selezionato brandelli delle mie risposte, lasciandole in sospeso con un sapiente montaggio in modo da far pensare ai telespettatori che io non sapessi come difendermi. Una scorrettezza inaccettabile». Credo si riferisse all’episodio per cui aveva fatto causa a me e all’autore del servizio. Quella causa Feltri l’ha persa. Non diverso è il giudizio dell’Eni, che l’ha querelata. Mi ha fatto causa per danni per 25 milioni e io ho fatto causa per lite temeraria. Poco dopo, Eni ha ritirato la causa e di conseguenza io la mia. Non diverso il giudizio di Francesco Amadori, prodottore di carne di pollo. Non ho ricevuto citazioni da Amadori. Identico quello delle Coop. Nemmeno da Coop. Finmeccanica è stata assolta. Ma le assoluzioni che non le piacciono lei le fa passare sotto silenzio. Report non ha seguito tutte le vicende giudiziarie di Finmeccanica, e non mi risulta che in quelle che noi abbiamo trattato ci siano state assoluzioni, semmai patteggiamenti. Come linea di condotta, quando veniamo informati che i protagonisti di storie giudiziarie vengono assolti, ne diamo conto nelle rubriche dedicate agli aggiornamenti o direttamente sul nostro sito, facendo il richiamo nella puntata in questione. Ma Report non concede il diritto di replica lasciando intatta la risposta, o accordandosi con l’interessato su eventuali tagli, o meglio ancora, intervistandolo in diretta. Report, come tutti i programmi d’inchiesta del mondo, è un format registrato proprio per avere il tempo di verificare ciò che viene detto. Gli interlocutori ricevono con largo anticipo la lista delle domande… C’è chi parla di «trappole»… … e purtroppo spesso declinano. Ma quando l’intervista viene concessa, i tagli vengono concordati. Negli altri casi, se l’interlocutore divaga troppo, si mantiene la parte essenziale, esattamente come avviene nella carta stampata. Che non mi risulta vada in diretta. Stando alle sue inchieste, l’Italia è un unico e gigantesco girone di ladri