I PRIMI PER CAPACITÀ PRODUTTIVA
1. Cina 2. Germania 3. Giappone 4. Usa 5. Italia 18,9 6. Gran Bretagna 8,8 7. Francia 6,6 8. Spagna 5,4 9. Australia 5,1 10. India 5
scarsi per watt a 1,1 euro nel 2020.
Peccato che l’energia solare, nonostante sia diventata competiviva e non abbia più bisogno di essere incentivata, abbia ancora un peso modesto sul totale della produzione mondiale di elettricità: appena l’1 per cento. In questo campo il Paese più avanti è l’Italia con l’8 per cento di produzione elettrica derivante dal solare, seguita da Grecia e Germania. E in termini di produzione assoluta, l’Italia è al quinto posto nel mondo dopo Cina, Germania, Giappone e Stati Uniti.
L’exploit italiano, però, ha subito un netto rallentamento dovuto allo stop degli incentivi. Un fenomeno comune a tutta Europa. «Le politiche a supporto del fotovoltaico» chiarisce Laura Cozzi «sono state in alcuni casi troppo generose, determinando dei boom di istallazione seguiti da repentini stop. Di conseguenza, gli investimenti in Europa sono in frenata, mentre c’è una forte crescita in molti altri Paesi come Cina, Giappone e Stati Uniti. E l’India seguirà a breve».
Anche la crisi dell’economia con il conseguente calo della domanda di energia non aiuta: nei primi quattro mesi del 2016 si è registrato in Italia un calo del 6,5 per cento della produzione di energia da fonti rinnovabili: calo provocato da una diminu- Con 43,5 gigawatt di potenza installata, la Cina è al primo posto al mondo nell’energia fotovoltaica. L’Italia è in quinta posizione con 18,9 gigawatt. zione del 12,3 per cento dell’idroelettrico e da una flessione del 13,7 per cento della produzione da fotovoltaico, mentre quella eolica è salita del 10,3 per cento.
Una spinta all’Italia potrebbe arrivare dal piano da 9 miliardi in 20 anni annunciato giovedì 23 giugno dal presidente del Consiglio Matteo Renzi insieme alle aziende di stato Eni, Enel e Terna. «È un provvedimento che aspettavamo da due anni» commenta Re Rebaudengo «meglio tardi che mai. Però le cifre in campo non sono significative e non ci permettono di rispettare l’accordo Cop21 di Parigi».
«Una cifra davvero bassa, stiamo parlando di circa 450 milioni all’anno» dice Luca Iacoboni, responsabile campagna Energia e clima di Greenpeace Italia. «Inoltre ci chiediamo se il governo intenderà puntare sui grandi impianti a biomasse o se si promuoveranno politiche che aiutino i piccoli produttori di energia fotovoltaica ed eolica, come indica chiaramente la Ue».
Sulla strada del fotovoltaico all’italiana c’è poi un altro ostacolo: «Le normative attuali frenano lo sviluppo dell’autoproduzione di elettricità» conclude Re Rebaudengo. «Chi abita in un condominio, per esempio, incontra molte difficoltà a installare un impianto fotovoltaico. Tutte barriere che andrebbero abbattute».