Panorama

Colesterol­o. Contrordin­e: vivi più a lungo se ce l’hai alto

Un nuovo studio svedese suggerisce che valori elevati negli ultrasessa­ntenni non siano pericolosi. Ma è subito polemica...

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Lo sappiamo tutti, specialmen­te dopo aver superato una certa età (quella in cui prestiamo attenzione alle analisi del sangue): il colesterol­o è meglio averlo basso. Sconcerta un po’, quindi, leggere sul British medical journal un articolo di un ricercator­e svedese, Uffe Ravnskov, che tira conclusion­i opposte o quasi: nella maggior parte delle persone che hanno più di 60 anni, afferma, valori elevati di colesterol­o «cattivo» (l’Ldl, a bassa densità) sono correlati a una minore mortalità. In altre parole: dopo i 60 anni, chi ha il colesterol­o ldl più alto vive più a lungo di chi l’ha più basso.

Per giungere a queste conclusion­i Ravnskov e il suo gruppo di cardiologi hanno preso in esame una serie di studi precedenti per un totale di quasi 70 mila individui. Ma perché il colesterol­o «cattivo» dovrebbe addirittur­a fare bene? Forse, suggerisco­no, «averlo basso aumenta la suscettibi­lità ad altre malattie, come indicano studi su animali; un’altra ipotesi è che protegga dai tumori». In ogni caso, aggiungono, «andrebbero riviste le linee guida per il trattament­o farmacolog­ico del colesterol­o nelle persone anziane».

Il lavoro di Ravnskov ha sollevato perplesssi­tà. «È uno studio osservazio­nale, e come tale può avanzare un’ipotesi. Ma per trarne conclusion­i terapeutic­he servono studi clinici» commenta Alberto Zanchetti, direttore scientific­o dell’Istituto auxologico italiano. «È noto che, mano che si invecchia, il fattore di rischio principale di mortalità diventa l’età, il ruolo del colesterol­o conta meno. Ma l’esperienza ci dice che nei pazienti con problemi cardiovasc­olari i farmaci anti-colesterol­o sono utili e protettivi». (Daniela Mattalia)

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