Blocco delle pensioni, ora si decide
La Consulta sta per esprimersi sul prelievo imposto dal governo Letta agli assegni più alti. La sentenza avrà conseguenze su migliaia di ricorsi «normali».
Martedì 5 luglio una «piccola» decisione della Corte costituzionale, che riguarda meno di 30 mila italiani, potrebbe avere un grande impatto su 6 milioni di pensionati. Quel giorno la Consulta discuterà sulla legittimità del decreto varato nel 2013 dal governo di Enrico Letta che stabilì un prelievo sulle pensioni ensioni superiori ai 91.250 euro lordi annui. Perché quell decreto, in vigore per tre anni fino al 2017, sarebbe incostituzionale? stituzionale? Perché di fatto il provvedimento avrebbe riproposto, un po’ modificato, il decreto del 2011 che prevedeva evedeva un prelievo sulle pensioni più alte e che fu cancellato cellato dalla Corte costituzionale con la sentenza numeroero 116 del 2013.
Un’eventuale bocciatura del provvedimento ovvedimento sulle pensioni più alte rappresenterebbe un segnale positivo per il fronte, ben più corposo, formatoo dai pensionati che si battono contro un’altra misura chee li ha danneggiati: il blocco della rivalutazione delle pensioniensioni superiori ai 1.450 euro lordi mensili (tre volte il l minimo), stabilito dal governo Monti con il decretoo «Salva Italia» del novembre 2011. Il 30 aprile 2015 la Consulta dichiarò incostituzionale quello stop dell’indicizzazione delle pensioni, aprendo così la strada ai ricorsi dei pensionati danneggiati e legittimandoli a chiedere il rimborso integrale della mancata rivalutazione. Subito, però, intervenne il governo Renzi, che tra maggio e giugno aggirò la sentenza della Corte stabilendo un rimborso parziale per la mancata rivalutazione.
Questa soluzione non ha convinto associazioni dei consumatori (Codacons in prima fila), sindacati, studi legali (come lo studio Frisani di Firenze, promotore del sito www.rimborsopensioni.it) che hanno mobilitato migliaia di pensionati contro la norma Renzi. La platea interessata è di circa 6 milioni di italiani, che dovrebbero ricevere complessivamente una cifra vicina ai 4 miliardi l’anno. L’elenco dei giudici che hanno rimesso la questione alla Consulta intanto si sta allungando: ai Tribunali di Brescia e Palermo si sono aggiunti di recente quello di Milano e la Corte dei conti dell’Emilia Romagna. Sull’illegittimità del rimborso parziale stabilito dal governo Renzi pende anche un ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo, presentato dallo studio Saccucci & Fares di Roma, che rappresenta centinaia di pensionati e anche la Uil. «Lo Stato deve sempre dare esecuzione alle sentenze, ma specialmente a quelle della Corte costituzionale» ricorda il professor Andrea Saccucci.