Tradimento sotto pseudonimo
Maria Elena Ferro è il nome che nasconde l’autrice di narrazione sull’eros a 50 anni che ha spiazzato persino il cinico Vittorio Feltri. ironica
Un romanzo che ha sorpreso l’insorprendibile Vittorio Feltri, il quale nella prefazione scrive: «Sei investito dalla tensione crescente di un certo erotismo femminile, finora ignoto a me e immagino alla moltitudine del genere maschile». Povere noi, se gli uomini si sentono ancora sperduti davanti all’origine del mondo, eppure così sembra in Il secondo giro di giostra (Cairo editore, 123 pagine, 16 euro) di Maria Elena Ferro, lo pseudonimo dietro cui si cela una sessantenne di successo, autrice di un libro «vigorosamente genitale e insieme mentale» che ha impressionato persino il cinico direttore.
La storia riguarda una moltitudine di donne: a 50 anni ci s’innamora perdutamente di un uomo sposato. E non solo sposato, ma anche pavido, viscido, non un granché a letto, tenuto al guinzaglio dalla moglie, bugiardo e sempre in fuga. Ma la passione è cieca, e la protagonista si trova presto nella camera a gas delle storie clandestine. Incontri nei bar, sms letti e riletti come fossero sonetti di Shakespeare, amplessi contro lo stipite dell’ufficio (ma chi ancora ne ha voglia a 50 anni suonati con la pancia e gli acciacchi?). E poi sempre più giù fino ad elemosinare le attenzioni tra pianti e scene di gelosia: il film perfetto della malinconia. Margherita però prosegue nella sua passione distruttiva perchè, come spiega l’autrice a Panorama attraverso un’email per non svelarsi, «non importa quale sia l’età anagrafica o l’esperienza di vita, quando siamo innamorati anche una camera a gas sembra avere i suoi lati positivi».
Una scrittura senza fronzoli, disincantata e ironica, il romanzo è la fotografia delle nostre vite in affanno, alla ricerca di un’emozione quale che sia per superare la noia. Infinite sfumature di grigio, ma dove al posto di manette e del boudoir c’è lo stereotipo della sveltina: il vecchio sesso orale infrattati nei parcheggi. Eppure c’è anche qualcosa di adolescenziale e di lieve in queste passioni tardive: scappare per ritrovarsi fa molto film di François Truffaut. Macerarsi per amore è sempre meglio che affogare nell’assenza di sentimenti. E anche se è l’ultimo giro di giostra sembra che valga la pena salirci. E poi le donne, si sa, sono imprevedibili. E Margherita, dopo aver molto pianto, saprà sorprendere nel finale.
Perché quel tipo d’uomo, «l’Amante Ideale», come viene chiamato, è così concentrato su se stesso che una sola cosa della partita non si aspetta. Che sia lei a rovesciare le parti. (Terry Marocco) Ecco il darwinismo applicato alla sciagura sentimentale: non il più forte, ma il più veloce a dimenticare è quello che sopravvive. Cosi racconta Ester Viola nel suo romanzo L’amore è eterno finché non risponde (Einaudi, 218 pagine, 17 euro; in alto, la copertina). Un libro sull’infelicità femminile, sui maschi troppo fragili che lasciano senza lasciare mai, che mentono e si accartocciano tra mogli e nuove fidanzate. La protagonista, Olivia, è un’avvocata divorzista che aiuta a lasciarsi ed è a sua volta lasciata. Tra profili Facebook, chat notturne, like su Instagram, affiorerà infine, con molta ironia, l’amore troppo virtuale e poco fisico dei nostri tempi noiosi.
(T. M.)