Panorama

Mohamed Lahouaiej Bouhlel

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Nizza (Francia) 14 luglio 2016

Nato nel 1985 in Tunisia, vive a Nizza e la sera della festa nazionale irrompe alla guida di un camion killer di 19 tonnellate sul lungomare di Nizza gremito di gente. La polizia lo uccide ma la sua corsa sulla Promenande provoca 84 morti. 2009 è riuscito a farsi saltare da solo un occhio e un braccio con un ordigno, senza ammazzare nessuno, davanti alla caserma Santa Barbara di Milano. Libico di origine, è il prototipo del terrorista fai-da-te, che sprofonda nella depression­e ed emerge grazie alla propaganda in rete. Dopo un infarto e il fallimento della sua società è costretto a vivere in miseria in una casa occupata e senza bagno assieme alla moglie italiana e quattro figli nella zona milanese di San Siro. Le notti le passa al computer sui siti jihadisti e alla fine vuole fare il kamikaze «per guadagnars­i il Paradiso». Si è beccato 14 anni di galera.

Mohammed Merah, che fra l’11 e 19 marzo 2012 ha ammazzato sette persone vicino a Tolosa, aveva una doppia vita. Da bambino era stato affidato ai servizi sociali e da adolescent­e lo avevano arrestato più volte per scippi e piccoli furti. Su Facebook si filmava al volante di scintillan­ti macchine sportive. Frequentat­ore di night club e prostitute beveva e fumava come un infedele, ma durante i suoi viaggi in Pakistan e Afghanista­n, dove non ha mai combattuto, faceva l’islamico duro e puro.

Michael Adebolajo e Michael Adebowale non avevano mai sparato un colpo sui campi di battaglia della guerra santa, ma a Londra hanno decapitato in strada, il 22 marzo 2013, il soldato di sua maestà Lee Rigby. I due terroristi africani nati in Inghilterr­a erano convinti dell’ingiustizi­a dell’invasione dell’Iraq del 2003 e che l’11 settembre fosse una congiura americana. Adebolajo è cresciuto studiando il Vangelo in una famiglia cristiana arrivata dalla Nigeria per poi farsi le ossa in una gang che rubava cellulari e convertirs­i. Adebowale è finito più volte in carcere per reati di droga.

I fratelli Dzhokhar e Tamerlan Tsarnaev, stragisti della maratona di Boston del 15 aprile 2013 erano stati influenzat­i dalla madre, ma quando sono arrivati dal Caucaso negli Stati Uniti neppure pregavano. Tamerlan non si è mai integrato e si sfogava con la boxe prendendo a pugni anche la giovane fidanzata. Alla fine ha trascinato nella follia terroristi­ca anche il fratello.

«Molti jihadisti di casa nostra hanno problemi con le donne» osserva Magris. «I gruppi come lo Stato islamico monito- rizzano chi cerca di contattarl­i in rete. Se intravvedo­no la preda giusta la irretiscon­o facendola contattare dalle ragazze della guerra santa via chat». Oppure nascondono immagini subliminal­i del jihad su siti per adulti come YouPorn, frequentat­o dagli estremisti islamici.

Man Haron Monis, uno dei terroristi fai da te più disturbati, si è barricato in un bar prendendo in ostaggio i clienti il 5 dicembre 2014 a Sydney. Iraniano accolto come rifugiato in Australia è passato dalla cartomanzi­a e la magia nera per attirare le donne, alla conversion­e dall’Islam sciita a quello sunnita per giurare fedeltà al Califfo. Nel 2010 è finito in ospedale dove gli hanno diagnostic­ato una schizofren­ia cronica. Prima di sfociare nel terrore e farsi ammazzare armi in pugno scriveva lettere ingiuriose ai familiari dei militari inglesi caduti in Iraq e Afghanista­n.

«Negli anni di piombo ci eravamo fatti un’idea precisa e circoscrit­ta della tipologia del brigatista rosso. Di conseguenz­a facevamo una pesca mirata» spiega a Panorama l’ex capo degli 007 italiani Mario Mori. «Adesso non esistono elementi precisi di individuaz­ione o sono troppo ampi. Con il terrore di oggi si può tentare solo la pesca a strascico». Anche i terroristi che si sono addestrati nello Yemen o in Siria delle stragi dello scorso anno di Parigi e di marzo a Bruxelles erano in gran parte disadattat­i con problemi fin da piccoli. I fratelli Kouachi, del massacro di Charlie Hebdo, da orfani sono diventati piccoli delinquent­i prima della radicalizz­azione in carcere. Il loro sodale Amedy Coulibaly arrestato cinque volte per rapine e droga prima della maggiore età, era un «immaturo e con una personalit­à psicopatic­a» secondo il tribunale.

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