Michael Zehaf-Bibeau
Ottawa (Canada)
A Mohamed Lahouaiej Bouhlel, l’autista del camion killer di Nizza, era stata diagnosticata «l’inizio di una psicosi» a 19 anni in Tunisia. Violento anche con la moglie, narcisista e ben poco rispettoso delle regole del Corano aveva creato una doppia identità su Facebook. Si presentava come ballerino di salsa di origine brasiliana per adescare donne non sempre giovani. Gli stessi inquirenti lo hanno catalogato come «instabile e depresso». Secondo Magris, esperta dell’antiterrorismo, «questi personaggi cercano con l’atto terroristico una specie di assurdo riconoscimento sociale». Nel giorni scorsi la Baviera è stata sconvolta in una sola settimana da due attacchi del terrore: Ali David Sonboly, dopo essere stato vittima di bullismo, ha ammazzato 9 persone in un centro commerciali di Monaco prima di suicisarsi: in questo caso non è stata trovata alcuna matrice islamica, anche se alcuni testimoni l’hanno sentito inneggiare ad Allah. Muhammad Riyad, invece, è il profugo afghano che si è cucito da solo nella stanza della famiglia tedesca che lo ospitava la bandiera dell’Isis. Poi è salito su un treno ferendo cinque turisti a colpi di ascia e coltello al grido di «Allah u akbar». Infine il 24 luglio, il profugo siriano, Mohammed Deleel, si è fatto saltare in aria dopo aver tentato di entrare a un concerto ad Ansbach: 15 persone ferite. Gli amici rifugiati lo chiamavano Rambo. Il «soldato» del Califfo doveva essere rimandato in Bulgaria, che aveva accolto la sua richiesta di asilo. Il ministro dell’Interno tedesco, Thomas de Maiziere rivela che l’espulsione era stata rinviata perché «aveva tentato due volte il suicidio ed era stato ricoverato in un ospedale psichiatrico».