Panorama

DA DIPENDENTE A CONDUCENTE

IL RISCATTO DALLA BANLIEUE

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Nadir, 23 anni

Mentre parla nel suo francese perfetto, Nadir si picchietta il cuore, lasciando scorgere un prezioso orologio sotto la manica della camicia bianca. Fin troppo magro, capelli tirati all’indietro, insiste per guidare fin davanti al palazzone in piena banlieue dov’è cresciuto, dove spesso tornava gonfio di delusione: «Ho un diploma da perito tecnico, ho mandato curriculum ovunque, non mi hanno mai preso. Mi guardavano come se avessi un marchio in fronte» racconta mentre saluta gli amici di una vita che gli ciondolano intorno. La periferia parigina è garanzia di diffidenze, soffoca le ambizioni, sbarra le strade. Ed essere d’origine algerina come Nadir, complica ancora di più le cose: «Mi ero rassegnato a fare solo dei lavoretti saltuari, a restare senza futuro. Non andavo oltre i 500 euro al mese. Poi un amico mi ha parlato di Uber, ora guadagno il triplo. Dipendo da me stesso, non dai pregiudizi degli altri». Christophe, 41 anni

La sua sembra la storia di un reduce, da un incubo più che da una battaglia. Christophe guadagnava bene, però era povero di tempo: «Facevo l’assicurato­re, venivo perseguita­to dalle chiamate dell’ufficio anche in vacanza, persino in piena notte, perché lavoravo con ogni fuso orario. La pressione mi stava schiaccian­do». Dopo 13 anni d’assedio, Uber diventa la sua fuga. «Non devo cercare i clienti, sono loro a trovare me» spiega nel suo completo scuro spezzato da una cravatta rossa, tra un incrocio e l’altro del traffico schizofren­ico di Parigi. «Non è stato difficile» aggiunge «perché già guidavo a lungo prima, solo che adesso ogni chilometro ha un valore. Mi sto godendo i miei due gemelli. Sono cresciuti, hanno 12 anni, però non è troppo tardi». Una conquista, a volte, ha il gusto della normalità. Il Partner support center di Parigi aiuta gli autisti Uber con le pratiche per la licenza, l’assicurazi­one e il noleggio dell’auto.

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