Panorama

MELONE CON PORTO

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Non è vero che la cucina estiva, complice la splendida importanza della stagione, si accontenti di replicare i suoi consolidat­i bestseller. Lo «spago», il carpaccio, l’insalata di pesce, sono sempre onorevoli se sono buoni, ma poi, what else? Benvenuti nel gioco di chi sale e chi scende sulla tavola dell’estate 2016.

A che punto sono, per esempio, le insalate, il più collaudato salvagente agostano della sindrome da bikini? La caprese, dopo trent’anni di volenteros­o servizio, non ce la fa più, complici mozzarelle di plastica e pomodori con il Dna modificato. Ammessa solo nei rari casi in cui i pomodori provengano dall’orto di proprietà e le mozzarelle da pusher confidenzi­ali, ha ceduto il passo alla versione «alta sartoria», della Caesar salad, con il pollo, le acciughe, le foglie di lattuga croccanti, il formaggio a scaglie, la salsa, ripensati e deco decorativa­mente disposti a specchio sul piatto. Co Così l’ha messa in menu (da provare/copiare), A Andrea Berton nel suo ristorante a Milano, con altre sei insalate, tra cui la verde conco guacamole e spezie rosse, e quel quella di zucchine con cozze, sal salsa zafferano e foglie d’ostr d’ostrica. Uffa anche l’ins l’insalata di riso, contrabban­data per «piatto equilibrat­o leggero» ma infarcita di piselli surgelati e olio (un cucchiaio uguale 90 calorie). Entra l’insalata di quinoa, i semini sudamerica­ni senza glutine, amici dei celiaci e degli intolleran­ti, ma anche dei nuovi fan della cucina del benessere, dagli sportivi alle molto belle, che giurano di sentirsi più leggeri e dinamici completand­ola con le proteine vegetali di una manciata di legumi.

Il balzo più clamoroso lo fa l’insalata mista, dizione ormai riservata alle pensioncin­e e ai contorni anglosasso­ni, che oggi trova un audace contraltar­e nell’insalata di alghe, mix di lattuga di mare mediterran­ea, wakame, nori, kombu, kelp, miniera di iodio accellera-metabolism­o e di sapori intensi che anticipano l’alimentazi­one del futuro.

Prosciutto e melone? Un binomio defunto. Secondo i palati blasé, da sempre un orrore, accomunabi­le al prosciutto e fichi e al formaggio con le pere, abbinament­i indigesti e volgari malgrado l’onorato proverbio («al contadino non far sapere…») voglia far credere il contrario. Il melone si mangia scavato, con il Porto, o gelato, come frutta. Il prosciutto si mangia prima, per conto o suo. Punto.

Ma a volte ritornano. Ed ecco, reduce dagli Anni Sessanta, la clamorosa rentrée di panee burro e acciughe. Un inno alla qualità degli ingrengred­ienti, senza creatività di cuochi a disturur- bare. Rettangoli­ni di pane casareccio appena tiepidi, burro di prima qualità (nell’ordine: Bordier, Echiré, Occelli), su- non si accoppia più con il prosciutto: è un dessert.

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