Mi dimetto e scrivo storie
Una vita passata in banca, poi la decisione di mollare il lavoro e dedicarsi alla vera passione: i libri. È il caso di Carlo Martigli, autore di best seller tradotti in molti Paesi. Come l’ultimo,
Svegliarsi la mattina, prepararsi a una giornata in ufficio e sapere che dietro l’operatore finanziario, il dirigente, il funzionario, lavora instancabilmente il proprio doppio, lo scrittore. Un doppio che mentre programma una riunione o firma un contratto importante, produce storie, clona i colleghi per farne personaggi, sfrutta la favolistica location di un convegno per ambientarci un fantasy. Una seconda identità portata avanti per oltre dieci anni, quella di Carlo Martigli, scrittore pisano, classe 1951: le vendite dei suoi romanzi (in Italia e nei 21 Paesi in cui è tradotto, ultimo aggiunto l’Albania), a partire dal più noto e celebrato 999 L’ultimo custode, sfiorano il milione di copie e quasi tutti diventano presto dei longseller. Favole in rima, fantasy, storici, «profetici».
«Mi mettevo ogni mattina, insieme a giacca e cravatta, una maschera: prima da impiegato, poi da funzionario, infine da dirigente di banca. Mi impegnavo nel lavoro. Ma la domenica pomeriggio ero triste: perché il giorno dopo iniziava la finzione e non avrei potuto scrivere. Un sofferenza terribile. Ma avevo una famiglia e delle responsabilità» dice a Panorama.
Nel 1995, l’esordio: alla figlia di Martigli piacciono le rime, ma libri con favole in rima non ce ne sono, e così il papà decide di scriversele. Le propone a Giunti, che accetta di pubblicarle. Poi un giorno, in treno, un incontro più che fortuito: «Una signora mi chiede una copia delle bozze, così, per curiosità. Dopo poco, mi chiama e mi dice “L’ho fatto leggere a un amico illustratore, gli è piaciuto”. Ho pensato male, stavo per rifiutare. E lei esclama: “Il mio amico si chiama Emanuele Luzzati”. Oggi il libro, Duelli castelli e Gemelli (Giunti) è adottato da quasi tutte le scuole elementari».
Ma una doppia vita non si chiude facilmen- te: per altri 12 anni Martigli soffre in banca ogni giorno, fino alle dimissioni, nel 2007, quando firma il primo contratto con Mondadori. «Mi occupavo di operazioni mefistofeliche: costruivo prodotti finanziari. Ero a un livello tale da non poter più resistere. Volevo dedicarmi alla scrittura come ci si dedica a una donna, anima e corpo, che lei ti ami o non ti ami. Da buon manager mi sono dato tre anni di tempo. Già dopo due è arrivato il successo mondiale con 999 ». Fine delle sofferenze. «Ancora oggi utilizzo per certi personaggi di fantasia, alcune facce da bancario, meschini da ufficio, figure cattive in modo straordinario. Che pugnalano alla schiena, fanno mobbing, torturano i colleghi psicologicamente».
Martigli ha sempre sofferto di insonnia, scomparsa però il giorno successivo alle dimissioni: fine delle tisane al tiglio, perché per lui la scrittura è un Nirvana. Ora ha appena dato alle stampe La scelta di Sigmund (Mondadori), un altro «prodotto» del tutto innovativo, visto che nessuno aveva mai immaginato indagini condotte da Sigmund Freud. «Sono stato in analisi per sei sedute, quindici anni fa, poi mi sono reso conto che ero un cretino a sborsare tutti quei soldi. Però la figura di Freud mi ha sempre appassionato per intelligenza e ironia. Anticipò la criminologia moderna, si offrì di aiutare la polizia austriaca per comprendere le menti criminali. Poi dalle sue lettere scopro che fu a Roma tre volte, negli anni di papa Leone XIII, e su una rivista del 1903 leggo di un delitto in Vaticano… Il romanzo mi chiamava».
Fin qui una storia di successo. Ma se, dopo le dimissioni, la passione per la scrittura l’avesse mandata a rotoli, qual era il piano B? «Avrei aperto un laboratorio di mozzarelle e avrei fatto il casaro». (Stefania Vitulli) Carlo Martigli, 65 anni, scrittore di successo.