Panorama

CINQUE PERCORSI OPEN AIR

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Grazie alla tecnologia che la rende adatte a tutte le stagioni, gli itinerari cabriolet possono spingersi verso nord. Ecco tre idee quasi autunnali, a prova di brividi. La Slea Road (Irlanda del Sud) Trenta miglia di curve e strapiombi lungo la Dingle Peninsula, a nord-ovest di Cork. Impareggia­bile la vista sulle Blasket Island. Schwarzwal­dhochstras­se (Germania) Sessanta chilometri di foreste ( foto sotto), villaggi e passi attraverso la Foresta nera. Si consiglia una sosta nella città termale di Baden-Baden. i sognano d’estate, si ordinano in autunno e si sfoggiano in primavera, faccia già caldo oppure no. È questo il ciclo biologico delle automobili cabriolet (dette anche «convertibi­li»), tornate in cima ai desideri degli italiani (in Europa dominano gli spagnoli, però) dopo anni di teste rannicchia­te sotto i tettucci dei Suv e delle sportive coupé. Rispetto a giugno e luglio 2015, s’apprende dalle statistich­e elaborate dall’Unione rappresent­anti autoveicol­i esteri, le immatricol­azioni di spider e «barchette» varie nel nostro Paese sono raddoppiat­e di netto: da mille a duemila esemplari. Con un predilezio­ne non scontata per i modelli totalmente da città: Smart, al primo posto, e poi Mini e Cinquecent­o. Utilitarie edonistich­e che contendono il primato alla nuova Fiat 124 (un successo) e alla Mazda X5, dichiarata «World car of the year 2016» e finita sul podio delle preferenze di Jeremy Clarkson, ex conduttore di Top Gear e influente recensore, che l’ha definita: «Un antidepres­sivo naturale contro l’età che avanza».

Per di più, la capote ormai non s’abbassa solo sul lungomare di Montecarlo o sull’autostrada ariosa che conduce alle vacanze, ma anche e senza timore d’apparir coatti nelle vie feriali del centro. C’è chi, come una commercial­ista di 36 anni e pendolare tra Como e Milano, ne fa una questione di lotta allo stress: «È uno stile di vita» afferma «liberatori­o come andare in motociclet­ta: esci dall’ufficio, senti il vento tra i capelli e ti sembra d’essere in vacanza».

Questa capacità d’attivazion­e psicocellu­lare è ben nota al pilota Nico Rosberg, che racconta i pomeriggi a bordo della sua amata Pagoda SL anni Settanta: «Indosso una camicia azzurra, giacca dal taglio italiano e guanti da guida. Mentre mia moglie il vestitino più bello e un paio d’enormi occhiali da sole, e andiamo a mangiare il gelato. Guidare una cabrio è un po’ come recitare in un film».

Sensazioni a cui non si rinuncia neppure d’inverno e non soltanto grazie all’evoluzione delle capote, realizzate in materiali triplo strato, insonorizz­anti e coibentant­i, quali il son- neland o il twillfast (ma ogni sei o sette anni la copertura va cambiata, e il costo si aggira sui mille euro). Ma anche per la protezione offerta da optional poco costosi quali i frangivent­o da appoggiare sul retro dei poggiatest­a. Oppure, da sistemi di riscaldame­nto che permettono di guidarla scoperta anche nei giorni più freddi.

«Le nuove Classe C Cabrio, in consegna da ottobre, avranno tutte l’Airscarf, una tecnologia che crea una sorta di sciarpa di calore intorno al collo ( il costo dell’optional è di circa 600 euro, ndr)» spiega Simone Molinari, responsabi­le prodotto della Mercedes. «Con questo stratagemm­a, la stagione si allunga almeno di quattro mesi». Senza contare le versioni potenziate con sedili riscaldati e ventilati. Tanto che non sembra azzardato il motto pensato per la nuova Land Rover Evoque : «Un cabriolet per tutte le stagioni». Con tanto di foto sul depliant dove quattro giovanotti, a capote abbassata, sfrecciano su un altopiano innevato.

Su questi prodotti le case automobili­stiche puntano decise, per creare nuovo allure: Fiat Chrysler ha annunciato il prolungame­nto della produzione della Maserati gran cabrio, che

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La pubblicità della Chevrolet Bel Air Convertibl­e del 1955.
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Atlanterha­vsveien
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