CHE COSA HANNO SCRITTO
«La cancelliera colpita nella Capitale». Die Welt ricorda che per la Cdu il 17,7 per cento è il peggior risultato di sempre a Berlino. «C’è poco da stupirsi: è la quinta sconfitta consecutiva in un’elezione statale». La buona notizia per Merkel, ironizza il giornale, «è che fino al 2017 non ci sono altre elezioni». La Bild se la prende anche con i socialdemocratici: «Cdu e Spd sono ai minimi storici e non possono più definirsi partiti popolari». Secondo Der Spiegel, invece, «fra un anno Merkel potrebbe ancora puntare a un quarto mandato da cancelliera». Le ragioni? L’emergenzaprofughi non è più tale né si vedono all’orizzonte candidati Cdu o Csu (i fratelli cristiano-sociali bavaresi) in grado di sfilare ad Angela lo scettro del potere.
«La categoria molestie da cattivo odore si aggiunge a una lista di infrazioni che figurano nei regolamenti delle aziende nipponiche, come le pressioni per convincere un collega a bere o a cantare contro la sua volontà» spiega il Japan Times. «Ai clienti non piace avere a che fare con personale con alito pesante o i cui abiti puzzano di sudore o di sigaretta» precisa il Telegraph. Per evitare ricadute di immagine le aziende hanno organizzato workshop obbligatori per spiegare al personale come comportarsi quando si lavora a contatto con il pubblico. Secondo il South China Morning Post, rendere obbligatoria la partecipazione a questi seminari è un modo intelligente per affrontare un tema delicato e imbarazzante senza offendere nessuno.
A complicare il tentativo di Mariano Rajoy, che rimane presidente in carica, ci si sono messe le vicende giudiziarie. Per El Mundo sta dilapidando le sue possibilità: «Prima ha nominato alla Banca mondiale l’ex ministro dell’Industria Manuel Soria, coinvolto nello scandalo Panama papers per le sue società nei paradisi fiscali. Poi non ha preteso le dimissioni dal Senato della potentissima ex sindaca di Valencia, Rita Barberá, rinviata a giudizio per corruzione, inimicandosi l’unico partito disposto a appoggiarlo, i liberali di Ciudadanos». Intanto l’Europa è sempre più impaziente: «Non decidiamo chi governa a Madrid, ma ci piacerebbe farlo» ha dichiarato il presidente dell’Eurogruppo Jeoren Dijsselbloem. IL PARERE DI AYA ONO Lecturer in culture and business practice in Asia, RMIT university di Melbourne IL PARERE DI JON GONÇALES Direttore della scuola di studi politici Gobernatia