LA SVOLTA ELETTORAL POPULISTA
Il capo del governo ha capito che c’è un solo vento che può gonfiare le vele del consenso.
Dopo due anni di negazionismo, in cui il problema degli immigrati pareva essere un’invenzione elettorale della destra, persino Matteo Renzi pare essersi accorto che il problema esiste. Ora deplora che gli immigrati se ne stiano «dalla mattina alla sera a bighellonare fuori delle strutture pubbliche e private». Non esalta più le meravigliose soluzioni escogitate dall’Europa (redistribuire forzosamente i migranti fra gli Stati membri) ma registra l’impotenza e l’immobilità europee e annuncia che l’Italia farà da sola. Che cosa, però, non è ben chiaro: «Interventi in Africa a favore dello sviluppo, cooperazione internazionale, messa in sicurezza delle strutture in Africa». Verrebbe da chiedergli: con quali soldi, con quali soldati, con quali accordi politici visto che la Libia è un paese dilaniato dalla guerra civile e dal terrorismo? Temo che non lo sapremo mai, e le cose andranno avanti più o meno come negli ultimi tre anni, con la Marina militare che regala viaggi meno pericolosi di quelli venduti dagli scafisti, e il solito caos organizzativo dopo lo sbarco in Sicilia e in Puglia. Tanto lavoro per i telegiornali, felici di esaltare la nostra generosità, e anche tanto lavoro per magistrati e poliziotti, stante il modo non proprio esemplare con cui i fondi per i migranti vengono spartiti e spesi. Ma perché Renzi si è svegliato? Perché dopo il nulla di fatto del vertice europeo di Bratislava improvvisamente si è messo a parlare come un leader populista? Perché questi attacchi ad Angela Merkel, all’Europa, alle regole europee, all’austerità? Qualcuno dice che si sia offeso per il modo in cui è stato trattato da Merkel e François Hollande, che a Bratislava hanno fatto una conferenza stampa a due senza coinvolgerlo. Altri dicono che, dopo l’incontro di Ventotene sulla portaerei Garibaldi, Renzi si fosse illuso di avere creato un direttorio europeo a tre Germania-FranciaItalia. Altri dicono che Renzi abbia capito che la Merkel non ha alcuna intenzione di concedere all’Italia di rimandare ancora una volta il risanamento dei conti pubblici. A me pare verosimile che tutte queste ragioni ci possano essere, e tuttavia penso che la vera ragione della svolta comunicativa del premier sia banale, e sia semplicemente di origine elettorale. Qualcuno deve aver spiegato a Renzi che, da un bel po’ di anni in Europa, l’unico vento che può gonfiare le vele delle forze politiche è il vento populista. E che ormai le elezioni si avvicinano: referendum in autunno, politiche nel 2018 o nel 2017. Per prendere voti bisogna parlare male del ceto politico europeo, criticare l’austerità, mostrarsi preoccupati per i flussi migratori. Ma, soprattutto, bisogna avere un nemico, un capro espiatorio, un bersaglio cui addossare tutte le colpe. Chi meglio della cancelliera Merkel? Chi meglio della crudele Germania? Chi meglio dell’Europa con le sue stupide regole sui conti pubblici? Del resto, un po’ populista Renzi lo è stato sempre, e fu proprio la politica anti-casta e pro-rottamazione che gli consentì, alle elezioni europee del nel 2014, di contenere l’avanzata del Movimento Cinquestelle. La novità è che ora il populismo di Renzi non è solo genericamente anti-politico ma attinge a piene mani sia al repertorio dei populisti di sinistra (critica dell’austerità) sia a quello dei populisti di destra (insofferenza per i migranti). Solo il tempo, o meglio il voto, ci potrà dire se il cocktail funziona.