IL CREMLINO STA PROGETTANDO UNA NUOVA STRUTTURA DI POTERE COME AI TEMPI DEL VECCHIO
zar» spiega a Panorama Viktor Baranetz, esperto militare russo. «In certi ricevimenti si arriva a dieci spie in pochi metri quadrati. La ragione è semplice: c’è una forte concentrazione di ambasciate, con addetti militari che svolgono comunque funzioni di intelligence. In città la presenza di agenti stranieri più importante spetta agli Usa, vengono poi il Regno Unito e la Germania». E i russi? «I nostri 007 non hanno mai smesso di lavorare da 300-400 anni, 24 ore su 24. Ma va detto che ai tempi di Boris Eltsin, i servizi russi sono stati castrati: una riduzione del 25 per cento su richiesta dell’allora presidente Usa Bill Clinton. Eravamo diventati una porta aperta. Quando ristrutturarono il Cremlino, trovarono microspie persino nel bagno del capo di Stato: Eltsin sco- reggiava, e alla Cia o al Pentagono lo sentivano. Ma quando arrivò Vladimir Putin, l’odore dei segreti di Stato smise di sentirsi in giro; consolidò le forze in ogni direzione».
Per questo gli serviva una polizia segreta forte e «al momento ce l’ha». Anzi ora le autorità russe stanno progettando un ministero della Sicurezza di Stato, una nuova struttura di potere che consoliderebbe le funzioni dei Servizi interni (Fsb) e di quelli esteri (Svr), come ai tempi del vecchio Kgb.
Un aspetto sottovalutato nelle cronache è lo spionaggio economico, fa notare Baranetz. «Esempio: una compagnia straniera ha sviluppato un prototipo unico e rivoluzionario. Militare o civile, è un segreto; se un sistema di intelligence lo scopre, non bisogna spendere altri fondi per svilupparne uno simile. Ce l’hai».
Ecco perché nello spionaggio si investe. E nel controspionaggio pure: nel 2015 «è stata interrotta l’attività di più di 400 effettivi (russi) e agenti di servizi segreti stranieri» ha riferito Putin in febbraio, partecipando al collegium dell’Fsb alla Lubjanka. Di questi 400, «23 sono stati perseguiti per legge», ha aggiunto. Cosa accadde agli altri, non è stato precisato.