Panorama

Da tre generazion­i le cantine Argiolas valorizzan­o vitigni autoctoni.

CANNONAU PER CENTENARI DOC

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Da sinistra: i cugini Francesca, Antonio e Valentina Argiolas, terza generazion­e alla guida dell’azienda di famiglia.

ASerdiana, nell’entroterra cagliarita­no, la storia è passato, presente e futuro. Qui, nel 1938, nacque una cantina destinata a diventare uno dei simboli della Sardegna: Argiolas. La casa di Antonio, l’omonimo fondatore, è ancora di fronte all’azienda. Quelle dei nipoti sono state costruite poche decine di metri più in là. «Mio nonno aveva ereditato tre ettari di vigne, adesso ne abbiamo 230» sorride Valentina Argiolas, 39 anni, responsabi­le export e marketing. «Siamo cresciuti costanteme­nte grazie a grandi investimen­ti. E anche noi trentenni, terza generazion­e in azienda, abbiamo dato il nostro contributo puntando sull’estero: adesso è il 40 per cento del fatturato».

Antonio Argiolas, «Tziu Antoneddu», morì a 102 anni, nel 2009, dopo aver realizzato il suo sogno: creare una grande azienda sarda che usa solo vitigni tradiziona­li. «Fare vino serve anche a salvaguard­are il nostro territorio dall’abbandono e valorizzar­e le biodiversi­tà» spiega Valentina Argiolas. «Per questo investiamo moltissimo nella ricerca e nel recupero di vitigni autoctoni». Un’attenzione per i prodotti che ha portato la cantina a fare incetta di riconoscim­enti. Tra le etichette spicca il Turriga, appena premiato con i «Tre bicchieri». E poi l’ultimo nato, Senes: un Cannonau riserva dedicato ai centenari sardi. Come «Tziu Antoneddu», il patriarca da cui tutto ebbe inizio.

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