Panorama

Il treno che corre

- 112 di Stefania Berbenni

Persino la Bibbia dello spettacolo, Entertainm­ent weekly avanza qualche dubbio: ce la farà Emily Blunt a reggere la prova d’attrice che l’aspetta? Ovvero: stare seduta in uno scomparto di treno, guardando fuori dal finestrino mentre sul vetro le passa la propria vita - vita zoppa come molte lo sono - e contempora­nemente «vede» altrui realtà, dove fa capolino il thriller... È stata infatti scelta per dare volto a Rachel Watson, protagonis­ta di La ragazza del treno, caso editoriale nel 2015 e ora film (non si sa quando uscirà in Italia, il 7 ottobre in America e REgno Unito). Se invece di recitare, giocasse a calcio, Emily Blunt sarebbe un mediano, generosa nel correre su e giù per il campo, mai destinata al divismo del bomber. È bella, ma non bellissima, è brava, ma non carismatic­a, è versatile, ma non ha un ruolo memorabile in curriculum. Anche sul piano privato è troppo «normale» per ingolosire il circo dei pettegoli: dopo una lunga storia con Michael Bublé, ha sposato un collega figliando due bambine. Deve il suo lavoro d’attrice a un doppio regalog del caso: la balbuzie da bambina, che spariva solo durante le recite scolastich­e, e l’aver incontrato, al suo debutto in palcosceni­co nel 2001, Judi Dench ( a sinistra). Con La ragazza del treno si gioca il jolly della vita sperando in un Oscar. Le dovesse andare male potrebbe r riprovarci con Mary Poppins, altro gigante da sfidare, in un film che riprende la storia 20 anni d dopo, con i piccoli Banks cresciuti.

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