Un asilo politico italiano per Lula
Per evitare l’arresto, l’ex presidente brasiliano sta pensando di scappare. E tra le destinazioni spunta il nostro Paese.
L’ex presidente del Brasile Luiz Inácio Lula da Silva, lo stesso che nell’ultimo giorno del suo mandato, il 31 dicembre 2010, decise di proteggere l’ex terrorista Cesare Battisti, rischia il carcere. Secondo fonti autorevoli, il suo arresto potrebbe essere questione di giorni, al massimo settimane e, proprio per questo, i suoi tanti amici della sinistra internazionale stanno facendo di tutto per garantirgli un «asilo politico» in qualche nazione amica. L’arresto preventivo di Lula è giustificato per evitare che continui a inquinare prove.
Al momento sono quattro i processi a carico dell’ex sindacalista, con accuse che vanno dalla corruzione al riciclaggio, passando per l’occultamento di patrimonio e l’ostruzione alla giustizia. Dove rifugiarsi ha assunto i caratteri dell’urgenza dopo la denuncia fatta lo scorso 14 settembre dagli inquirenti della Mani pulite brasiliana, che hanno definito Lula «il comandante supremo della corruzione», il «maestro della tangentocrazia» e il «generale» del più grande scandalo di stecche della storia del Brasile. Nonostante i tentativi di mettere in bocca ai suoi accusatori frasi false, su tutte «non abbiamo prove ma convinzioni», ora la massima preoccupazione degli amici di Lula in giro per il mondo è giustificare la sua prossima fuga. In tal senso vanno le dichiarazioni del presidente dell’Ecuador, Rafael Correa, «Lula è un perseguitato politico», dell’argentina Cristina Kirchner (anche lei nei guai per corruzione) – «c’è una nuova Operazione Condor giudiziario contro me e Lula» e dei tanti supporter del Pt (Partido dos trabalhadores) che al prossimo vertice Onu di New York cercheranno di far passare la narrazione del «perseguitato Lula».
Tutto lascia intendere che il protettore di Cesare Battisti imiterà l’ex presidente di El Salvador, il sinistrorso Mauricio Funes, accusato anch’egli di corruzione e accolto giorni fa come «rifugiato politico» dal Nicaragua di Daniel Ortega. Lula per motivi «culturali» potrebbe scegliere una fuga sudamericana (Uruguay ma anche Ecuador, Messico e Cuba le mete più gettonate, il Venezuela è giudicato troppo pericoloso) anche se non si esclude l’Italia. E non solo perché la moglie Marisa ha il passaporto italiano ma perché, da noi come in Vaticano, Lula conta su amici importanti, a cominciare da Massimo D’Alema. (Paolo Manzo - da San Paolo)