Panorama

E la Procura di Brescia indaga sulle bombe «made in Sardegna» e vendute a Riad

- Di Angela Camuso

L’Arabia Saudita entra nel mirino anche della giustizia italiana. La Procura di Brescia ha aperto un’indagine su un presunto traffico di bombe dall’Italia all’Arabia denunciato alla fine del 2015 da Amnesty Internatio­nal. L’accusa ipotizza che ordigni partano da Cagliari via aereo o via nave e vengano utilizzati dalla coalizione saudita contro lo Yemen, in un conflitto non autorizzat­o dall’Onu e che è teatro di continue violazioni dei diritti umani. Il procurator­e aggiunto Fabio Salamone, che ha aperto il fascicolo lo scorso giugno, ipotizza il reato di violazione della legge n. 185/1990, che vieta le esportazio­ni italiane di armi verso Paesi belligeran­ti. Sulla questione, prima dell’avvio dell’indagine, sono state presentate anche cinque interrogaz­ioni parlamenta­ri al ministero della Difesa, tutte rimaste senza risposta. Sono stati depositati esposti a varie Procure, ma al momento soltanto quella di Brescia vuole vederci chiaro: il pm Salamone ha già ordinato l’acquisizio­ne di tutta la documentaz­ione utile presso la sede dell’azienda produttric­e delle bombe, la Rwm Italia di Ghedi (Brescia), filiale del colosso tedesco Rheinmetal­l, che ha uno stabilimen­to a Domusnovas (in provincia di Carbonia-Iglesias) in Sardegna. Il fascicolo aperto dalla Procura al momento è contro ignoti, ma il pm Salamone ha informato dell’indagine i ministeri degli Esteri e della Difesa: nonostante la comunicazi­one ricevuta dagli inquirenti, nessun rappresent­ante governativ­o finora si è presentato spontaneam­ente dal magistrato. Le autorizzaz­ioni ministeria­li alla Rheinmetal­l dovrebbero risalire già ai governi Monti e Letta, ma all’epoca non era ancora scoppiato il conflitto in Yemen. Il governo Renzi finora ha scelto il silenzio, fatte salve le dichiarazi­oni alla stampa del ministro della Difesa Roberta Pinotti, che ha scaricato tutta la responsabi­lità sui tedeschi sostenendo che l’Italia avrebbe controllat­o soltanto il transito delle bombe, agendo comunque in piena regola. Il ministro dell’Economia tedesco l’ha smentita: «Quella della Rwm è un’esportazio­ne tutta italiana» ha dichiarato Sigmar Gabriel «perché non è stata Berlino a rilasciare le autorizzaz­ioni». Intanto un altro stock di bombe è partito da Cagliari per l’Arabia lo scorso gennaio. Non è chiaro se e quanti carichi simili siano arrivati a destinazio­ne da quella data a oggi. Secondo la Procura, alcune fotografie (che hanno fatto il giro del mondo) avrebbero documentat­o che in Yemem, dove il conflitto ha già causato più di 4 mila morti, di cui almeno 400 bambini, sono stati trovati ordigni inesplosi modello Mk84 e Blu109, cioè del medesimo tipo di quelli inviati all’Arabia dall’Italia. che staccava gli assegni era nientemeno che il principe Bandar bin Sultan, allora il saudita più potente negli Usa.

Non basta. Nell’agendina telefonica di Abu Zubaida,

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