Panorama

L’insostenib­ile peso sulle spalle di Atlante

Dal Veneto a Siena i salvataggi si preannunci­ano più complicati del previsto. Ma le risorse non aumentano...

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Tre banche zombie s’aggirano per l’Italia. Non è uno scherzetto di Halloween e non basta qualche dolcetto per indorare la pillola amara. La Banca popolare di Vicenza, la Veneto Banca e il Monte dei Paschi di Siena debbono essere risanate al più presto, lo hanno detto e ripetuto gli uomini di Mario Draghi durante l’incontro del 18 ottobre ad Alessandro Penati, l’economista diventato banchiere, che controlla il fondo Atlante con la sua Quaestio, società di gestione del risparmio, della quale è azionista numero uno la Fondazione Cariplo guidata da Giuseppe Guzzetti.

Parlano bene a Francofort­e, ma in Italia le cose sono molto più complicate. Fondere la Popolare vicentina e Veneto banca, trovare 2,5 miliardi di capitale e sistemare i crediti marci entro fine anno non è un gioco da ragazzi. Il matrimonio, intanto, va preparato con cura. «Il cantiere è aperto, si farà entro il 2017» è il messaggio fatto filtrare dopo la riunione del 28 ottobre. In parole povere, l’operazione slitta di molti mesi, non si sa quanti. Ci sono problemi non facili da risolvere, a cominciare dai 2.500 esuberi che hanno messo i sindacati sul piede di guerra. La Popolare di Vicenza, guidata ora da Gianni Mion, il super manager dei Benetton, ha un forte bisogno di liquidità (si parla di 6 miliardi di euro). I crediti deteriorat­i ammontano a circa 3,8 miliardi. In bilancio sono stati già svalutati del 50 per cento, adesso si parla di collocarli al 25 con una perdita consistent­e, non lontana dal miliardo di euro.

Altrettant­o ingarbugli­ata la matassa senese. (Garanzia sulla cartolariz­zazione delle sofferenze). L’obiettivo è raggiunger­e 5,8 miliardi che diventano il collateral­e per un prestito ponte da parte di Jp Morgan. Atlante potrebbe assorbe 1,6 miliardi e un miliardo e mezzo resta agli azionisti. È un test fondamenta­le sia per il mercato sia per la vigilanza della Bce. Il Crédit Suisse nella sua ultima analisi colloca le banche italiane su valori del 33 per cento inferiori alla media europea con utili più bassi in media del 25. Che succede se falliscono anche i salvataggi? «Chi me l’ha fatto fare» ha confessato Guzzetti, che lancia accuse contro il «braccino corto» di alcune istituzion­i finanziari­e e l’accaniment­o regolatori­o della Ue.

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