Fratelli (borghesi) d’Italia
La disgregazione del nostro tessuto sociale nel romanzo
Marco Ferrante è un signore (inteso come galantuomo) di nemmeno 52 anni d’età. Ha la voce tenue dei pensatori e, a parlarci, riesce difficile immaginarlo come autore di un romanzo feroce sulla dissoluzione della società italiana. Il libro s’intitola Gin tonic a occhi chiusi (Giunti editore, 352 pagine, 16 euro) e narra le vicende immaginarie della famiglia Misiano. Ferrante, i Misiano sono una famiglia altoborghese. Sì, conta dal punto di vista sociologico del romanzo. Ma i Misiano sarebbero potuti essere aristocratici o proletari senza cambiare la natura sentimentale del racconto. Che è centrato sulla disgregazione del tessuto sociale e familiare italiano. I Misiano sono egoisti. Siamo tutti diventati come loro? Di sicuro non siamo più disponibili a ragionare come comunità. È spesso stato così, nel passato del nostro Paese, però la crisi attuale ha accentuato la spinta accentratrice. D’altronde siamo un Marco Ferrante, 52 anni, è giornalista, vicedirettore di La7 e scrittore. popolo che, smarrita la sua positività, ragiona sempre più in termini individuali. I tre fratelli Misiano sono l’Italia: davanti alle difficoltà, reagiscono con l’egoismo, anche l’uno contro l’altro armati. Gianni, il fiscalista; Paolo, il deputato; Ranieri, il giornalista. Dei tre, lei chi è? Ma no, in questo libro non c’è nulla di autobiografico. Questione di indole: non sapevo come sarebbero diventati i miei personaggi, prendono corpo autonomamente. Resto distaccato, non li giudico mai, non sono moralista. Nemmeno con i Misiano ho espresso giudizi. Tuttavia, sembra «anche» un libro sentimentale. Toglierei l’anche. Lo sviluppo del romanzo è pienamente sentimentale. Per esempio, quando incrocia l’aridità di certi amori, svela l’angoscia del vuoto esistenziale. E l’angoscia è il più drammatico dei sentimenti. Lei fa il giornalista da circa trent’anni. Ora è vicedirettore di La7. Ecco, non è che il successo di questo suo libro la sta spingendo a tempo pieno verso la narrativa? No, non cambierei mai il mio lavoro, non riuscirei a farne a meno. Non saprei immaginare la mia vita senza le riunioni di redazione e il lavoro di gruppo. le cronache danno qui voce a un flusso storico critico sorprendente. E basterebbero da sole a rispondere alle molte domande su donne e potere che affollano le menti globali in dirittura d’arrivo della campagna presidenziale americana. Passo dopo passo, il catalogo di eroine (da Giovanna d’Arco a Maria Callas a Santa Caterina) dimostra che indipendenza e libertà non hanno sesso e che presto o tardi tutti provano a trasformare il mondo pur di goderne appieno. (S.V.)