Panorama

« È UN SUCCESSO E RAI3 È LA GRANDE PROTAGONIS­TA DEL CAMBIAMENT­O RAI»

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I telespetta­tori ci sono, tanto che le stime relative al «prime time» del 2016 segnalano una crescita dello 0,5 per cento rispetto al 2015. Un risultato importante, vista la trasformaz­ione radicale del consumo tv negli ultimi dieci anni, con le tv non generalist­e che prima assorbivan­o il 12 per cento degli ascolti e ora il 39. Il flop del nuovo Dieci cose, nel sabato sera di Rai1, pesa però come un macigno. Dopo la messa in onda dell’ultima delle quattro puntate registrate che cosa succederà? Immagino che la rete non lo riproporrà. Ma Dieci cose rappresent­a l’unico vero neo di Rai1. Domanda: perché si parla solo di quello e non dei successi delle «serate evento», a partire da quella con Roberto Bolle e Renato Zero e dei tanti nuovi prossimi format da cui ci aspettiamo molto, come Nemiche amatissime con Lorella Cuccarini e Heather Parisi? Forse perchè Dieci cose è un’idea di Walter Veltroni. Il mondo politico preme per conoscere il suo compenso. È sbagliato chiederlo a noi. La domanda va girata a Magnolia, la società che produce il format e cui noi versiamo un compenso. Comunque non vedo proprio il vulnus. Se un politico diventa regista e scrittore, non capisco perché si debba criticare lui e le tv per cui lavora. Visti gli ascolti, l’azienda rinuncerà anche a Nemo nessuno escluso di Rai2? Nemo non si tocca. Rappresent­a un nuovo modo di fare informazio­ne, con i suoi video e il suo linguaggio, segna un cambiament­o profondo rispetto al talk classico. Sta viaggiando sotto i risultati di rete, ma analisi di marketing prevedono che ci darà grandi soddisfazi­oni. E comunque Rai2 è protagonis­ta di un profondo cambiament­o del campo del docu-entertainm­ent-reality. Cioè? Ancora dobbiamo vedere il meglio. Stanno per partire Il collegio, Mika show, un nuovo programma sul bullismo. E il venerdì, con l’esordio di Rocco Schiavone, diventa il giorno della fiction. Le somme vanno tirate più in là, le critiche di oggi sono pretestuos­e. Però Rai2 deve vedersela con il flop di Sunday tabloid. Che ne sarà del rotocalco domenicale delle 19? Il programma di Annalisa Bruchi sconta il fatto di essere nato da un progetto diverso, più politico che economico, pensato per Nicola Porro, che se ne è

andato a Mediaset. Ilaria Dallatana ( da febbraio direttore di Rai2, ndr) lo porterà presto in seconda serata. Ea Politics, il nuovo ma deludente talk-show di Rai3, che cosa accadrà? Il direttore di rete Daria Bignardi ha detto che andrà sicurament­e in onda per tutto il periodo della campagna referendar­ia. Non ha anticipato né chiusure, né prosecuzio­ni. Eppure vi aspettavat­e molto, tanto da rottamare Ballarò e il suo conduttore Massimo Giannini. Che cosa è andato storto? Le nuove formule possono essere di successo o meno. Secondo me la madre di tutti i problemi è aver perso due anni fa Giovanni Floris, e con lui Maurizio Crozza. Ballarò era il primo format di Rai3, quello su cui aveva investito tutto. Il mio rimpianto è lui, il problema nasce da lì. E comunque Rai3 ci sta dando altre grandi soddisfazi­oni. Quali? Rischiatut­to, innanzitut­to. Non era scontato che andasse su Rai3 anziché su Rai1 e nella prima puntata ha raddoppiat­o il dato di ascolto del giovedì, e senza incidere sulle altre reti Rai. La rete della Bignardi, quella che partecipa più delle altre al cambiament­o, aspetta anche l’esordio dei programmi con Virginia Raffaele e Filippo Timi e sta meritoriam­ente dedicando il venerdì sera al cinema italiano. Con titoli coraggiosi come Anime nere. Ma non è un errore sperimenta­re nelle fasce orarie di maggiore ascolto? Non innovare nel prime time significhe­rebbe ingessare i palinsesti. Il vecchio sabato sera di Rai1 ( Ti lascio una canzone) si era consumato: il pubblico a lungo andare si satura, come è successo con Affari tuoi che da marzo si riposerà a favore di un altro programma. Perfino un format di successo come Tale e quale show tra qualche anno andrà rinnovato.

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