GLI OVICOLTORI DI CAMPI
«Difendiamo le bestie da ladri e lupi. Lo facciamo per nostro figlio, che ha tanta passione».
Angela Cetorelli, 62 anni, non ha pace. Il terremoto ha squassato la sua casa, alzandola di 20 centimetri da terra. Ha fatto 2 milioni di euro di danni all’azienda che porta avanti assieme al marito e ai due figli: 250 ettari di terreno, un allevamento ovino e il caseificio che produce il pecorino di Norcia. Ma, soprattutto, ha lasciato senza un tetto 900 pecore: adesso pascolano nel pratone davanti a casa, si infilano tra i ruderi, scappano via a ogni piccolo rumore. «Mio marito non ci dorme la notte: vede le bestie alla sbaraglio, ha paura che le rubino. O che arrivino i ladri». I Cetorelli allevano pecore da tre generazioni a Campi, paese della Valnerina. L’azienda, una delle più importanti della zona, produceva 2 quintali di latte al giorno. Adesso le ruspe stanno già scavando per fare delle stalle provvisorie da quasi mille metri quadri. Tutto da ricostruire. «Sarà dura» dice laconico Giuliano Cetorelli, 39 anni, mentre afferra un ovino errabondo. «Per fare il capannone del caseificio abbiamo dovuto aspettare cinque anni: autorizzazioni, bolli, ritardi. E adesso?» . Ma ha bisogno di un tetto anche la sua famiglia: la moglie, che ancora allatta, e i tre figli, la più piccola di sei mesi. Impensabile trasferirsi nel campo allestito a valle. «Allora ci siamo messi le mani in saccoccia e abbiamo comprato una casetta prefabbricata» sospira. Si guarda intorno. Si passa una mano sulla fronte, sconfortato. «Un disastro... Però non me ne vado. Il mio cuore è qui. E poi c’è mio figlio Daniele: il più grande». Lo chiama a voce alta. Arriva un ragazzo di 11 anni: scaltro e ben piantato. Daniele sorride, mentre le sue guance arrossiscono: «Ha una passione incredibile per questo lavoro» dice il padre, orgoglioso. Gli accarezza la testa: «Riconosce tutti gli animali, li fa partorire, munge le pecore da solo, sa rotolare la paglia. Mi viene dietro tutto il giorno: non smette mai di imparare. Altro che i ragazzi delle città... È per lui che ricomincio. Per lasciargli in mano un’azienda ancora più grande».