Tra renziani e grillini è rissa sul bus
Scontro tra Pd e M5s sull’Azienda dei trasporti di Roma. Mentre spunta il costoso piano del sindaco Raggi.
Le risse sono così frequenti che ormai non fanno più notizia. Tuttavia, dato l’argomento di diretto interesse dei cittadini, colpisce che l’ennesima zuffa tra il Partito democratico e il Movimento 5 stelle sia passata totalmente sotto traccia. Il 25 ottobre il Senato «a matrice renziana» (ma non sono mancati alcuni voti dal centrodestra) ha infatti approvato un ordine del giorno che chiede, di fatto, il commissariamento dell’Atac, l’azienda capitolina di trasporto pubblico su cui pesa un debito ufficiale di 1 miliardo e 300 milioni di euro.
Il 3 novembre, il consiglio comunale di Roma a maggioranza grillina (ma si sono registrate assenze tattiche da parte della sinistra) ha replicato con un altro ordine del giorno, il cui contenuto è uno schiaffo in faccia al Pd: la richiesta di accredito immediato dei 550 milioni che la Regione Lazio guidata dal pd Nicola Zingaretti deve al Comune.
Come finirà? Ai posteri l’ardua sentenza. Di sicuro il presidente della commissione Mobilità del Comune di Roma, Enrico Stefàno, sta facendo circolare sui social network il modello di trasporto pubblico che la sindaca Virginia Raggi vorrebbe imporre a Roma. Le proposte? Obbligo di salita anteriore per in viaggiatoriutenti per aumentare la bigliettazione; aumento del numero dei controllori; realizzazione di nuove corsie preferenziali; l’«asservimento semaforico», ovvero l’installazione di sensori che favoriscano la precedenza dei mezzi pubblici ai semafori; sul modello di Londra, l’introduzione di una «Oyster card», cioè del biglietto elettronico ricaricabile.
Tutte cose, insomma, che prevedono investimenti, in certi casi ingenti. Domanda: i soldi chi dovrebbe metterli? Il Comune più indebitato d’Italia, lo Stato italiano in recessione o l’Atac al verde e alle prese con i continui scioperi dei suoi dipendenti? L’ultimo, martedì 15 novembre, ha semiparalizzato Roma. (C.P.)