Il Senato
risolta, pur essendo stata posta addirittura negli anni ‘60 dell’Ottocento, quando si approntarono i primi strumenti tecnici e legislativi per la costruzione dei nuovi quartieri fuori le vecchie mura di Trapani. Ora nel nuovo tessuto urbanistico si sono insediati nuclei diversi di popolazione trasferitisi dal centro antico di Trapani e dall’entroterra, lasciando distinti, e perfino opposti, stili di vita, abitudini e comportamenti, perfino flessioni del dialetto. Il Comune di Trapani ha fatto erigere anni fa - quasi al limite tra vecchia e nuova città - la statua di Sant’Alberto (degli Abbati), un santo conteso da secoli nel suo patrocinio fra muntisi di Erice e devoti di Trapani. Una «guerra di santi» di verghiana memoria che è però declinata, e si è dispersa, nell’attuale clima di laica indifferenza verso le icone del passato. La statua resta, comunque, inconsapevole metafora delle «due città» che si sono formate. L’emigrazione di giovani, studenti e lavoratori, verso i Paesi europei ha spento molte energie interne, frenando lo stesso ricambio generazionale delle classi dirigenti, private dei fervori ideologici e propositivi della cultura politica. Le antiche battaglie sicilianiste, che nel secolo scorso ebbero a Trapani il loro Il Palazzo del Senato, detto Palazzo Cavarretta, edificato nel sec. XV, rinnovato nel XVII e completato nel XVIII. epicentro, divenute rivalse meridionalistiche nel secondo dopoguerra, si sono stemperate nelle contese provinciali dei partiti. Quello che resta, dunque, del trapanese di una volta è quello che deve convivere con una realtà composita, ma che sa pure di potersi giovare della geopolitica del nuovo contesto territoriale, fra il mare che può convogliare i nuovi traffici, e lo spazio della cuspide occidentale della Sicilia dove si è attivata una fiorente industria marmifera, pur gravata da periodiche difficoltà del mercato; dove si è sviluppato il turismo di massa, con le stagioni balneari di San Vito lo Capo; e si è attrezzata un’agricoltura moderna del vigneto. E dove opera, a Erice, un prestigioso Centro di cultura scientifica (l’Ettore Majorana). Le saline sono ora sottoposte a un organico recupero sia a livello dell’archeologia industriale sia dal punto di vista della produttività e degli assetti aziendali; e botteghe artigiane del corallo hanno ripreso un lavoro di antica tradizione. Se è cambiata la regione mediterranea e si sono trasformati i sistemi portuali, i trapanesi sanno che il mare - nella riconfigurazione dell’economia mondiale - ha incrementato i suoi traffici. Nella nuova era del gigantismo navale, il porto di Trapani potrà recuperare il suo ruolo, trovandosi peraltro sulle rotte maggiori, nazionali e internazionali. L’attuale contesa per conservare a Trapani l’Autorità