Panorama

La pace dell’Opec scalda la benzina

Il 30 novembre l’organizzaz­ione sancisce il congelamen­to della produzione. La «verde» potrebbe salire di 10 centesimi.

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Grandi novità stanno investendo il mercato mondiale del petrolio: la pace ormai vicina all’interno dell’Opec, la vittoria a sorpresa di Donald Trump alle elezioni Usa, la scoperta negli Stati Uniti di nuovi giacimenti. Tutto questo che impatto avrà sul prezzo della benzina? La risposta non farà contenti gli automobili­sti: il prezzo salirà nei prossimi mesi di 10-15 centesimi al litro, un aumento cioè del 7-10 per cento.

Il rincaro della super sarà provocato dal rialzo della quotazione del greggio: oggi viaggia sui 48 dollari al barile e potrebbe continuare a salire fino a 60 o perfino 70 dollari nel 2017. Questo grazie all’accordo all’interno dell’Opec: mercoledì 30 novembre a Vienna l’organizzaz­ione dei Paesi esportator­i di petrolio dovrebbe sancire l’intesa, raggiunta faticosame­nte in settembre, per una riduzione della produzione tra 32,5 e 33 milioni di barili al giorno. A ottobre la produzione dei Paesi Opec aveva raggiunto un nuovo record storico: 33,8 milioni di barili al giorno, pari a circa un terzo della produzione mondiale. Che il negoziato sia a buon punto lo testimonia­no le dichiarazi­oni di Bijan Zangeneh, ministro del Petrolio dell’Iran, Paese che pure sta cercando di recuperare le quote di mercato dopo l’alleggerim­ento delle sanzioni: il ministro ha definito «molto probabile» il raggiungim­ento di un’intesa tra i Paesi Opec.

«Ridurre la produzione di un milione di barili al giorno» spiega Davide Tabarelli, presidente di Nomisma energia, «dovrebbe stabilizza­re i prezzi sui 60-70 dollari». C’è però l’incognita americana, con una massa di piccoli produttori che continuano a estrarre greggio con la tecnica del fracking e che certo non rispondono ai comandi di un governo. Alla presidenza degli Usa, diventati il primo produttore di petrolio al mondo, è salito per di più un uomo che favorirà l’industria del greggio e che addirittur­a vuole il ritorno del carbone. E intanto in Texas è stato scoperto un nuovo, gigantesco giacimento di greggio intrappola­to nelle rocce di scisto. Tutto questo che impatto avrà sui prezzi? «Intanto il carbone non può più tornare, surclassat­o dal gas e dalle stesse rinnovabil­i» dice Tabarelli. «Trump lascerà lavorare i petrolieri senza troppi vincoli ambientali e contribuir­à così a mantenere la produzione alta. Ma l’eccesso di offerta di petrolio americano non dovrebbe riuscire a fermare la tendenza al rialzo delle quotazioni». (Guido Fontanelli)

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