L’importanza di chiamarsi Bazoli
Francesca, figlia del presidente emerito di Intesa Sanpaolo, avrebbe svolto un ruolo chiave nelle vicende Ubi.
Nelle cronache dell’inchiesta su Ubi banca, per la quale la Procura di Bergamo ha appena mandato un avviso di conclusione delle indagini a 39 persone, c’è un personaggio-chiave tenuto al riparo dai riflettori: Francesca Bazoli. Il suo è un curriculum importante: nata il 7 febbraio 1968, sposata, tre figli, maturità classica con massimo dei voti al liceo Cesare Arici di Brescia, laurea con lode in giurisprudenza alla Cattolica di Milano, avvocato esperto in diritto commerciale, consigliere di sorveglianza Ubi banca, una sfilza di incarichi in società bancarie, finanziarie, editoriali e una serie di tempestivi recessi dalle cariche in questi ultimi due anni. Per esempio da consi- gliere di amministrazione del Banco di Brescia, dalla vicepresidenza di Ubi leasing e dal consiglio d’amministrazione di Ubi sistemi e servizi. Francesca Bazoli non è soltanto la figlia di Giovanni, tra i più potenti e longevi signori del credito in Italia, ora presidente emerito di Intesa Sanpaolo, ma contrariamente all’immagine sminuita che si ricava dalla lettura dei maggiori quotidiani nazionali, la Bazoli avrebbe svolto un ruolo importante nelle riunioni sul futuro della banca. Che fra l’altro non si tenevano nelle sedi istituzionali deputate, ma in contesti ristretti e confidenziali. Nulla di grave, se non fosse che in quelle sedi si decidevano i vertici e le sorti del quarto gruppo bancario del Paese con quasi 20 mila dipendenti e circa 90 mila azionisti. La Bazoli oggi è indagata perché, scrivono i magistrati, attraverso «più azioni esecutive del medesimo disegno crimonoso» avrebbe ostacolato «l’esercizio delle funzioni delle autorità pubbliche e di vigilanza», tutto ciò in concorso con altri che in più avrebbero determinato una «illecita influenza sull’assemblea dei soci». Come nell’ultima del 2016, che ha deciso l’attuale governance di Ubi e dove, secondo quanto risulta a Panorama, Francesca ha giocato un ruolo primario rappresentando la sua famiglia. Secondo i magistrati di Bergamo siamo in presenza di una grande banca amministrata in modo occulto attraverso una «gestione familistica e patronale», e dispensatrice di favori agli amici attraverso «operazioni illecite» con i soldi dei correntisti. ( Carmelo Abbate)