CHE COSA HANNO SCRITTO
«Non vogliamo che i nostri figli crescano nella violenza e nella paura. Solo nei nostri sogni torneremo a Mosul» confessa al Washington Post Khalid Ramzi, cristiano fuggito dalle bandiere nere nel nord dell’Iraq. Il quotidiano Usa ricorda che «il milione e mezzo di cristiani in Iraq (prima del 2003) si era già ridotto a 500 mila e adesso un altro terzo dei rimasti se ne è andato». Il sito www.opendoorsusa.org/christianpersecution ricorda che «100 milioni di cristiani nel mondo stanno soffrendo. Ogni mese 322 vengono uccisi e 214 chiese e proprietà cristiane danneggiate». Forbes scrive «che il regime nord coreano minaccia tutte le religioni, ma soprattutto quella cristiana. Dal 1953 a oggi sono spariti almeno 200 mila cristiani».
Al-Monitor, portale che si occupa di Medio Oriente, ha condotto un’inchiesta sulle madrasse: «Le scuole islamiche si basano sull’approccio maestro-discepolo. La mente, l’anima e la personalità dell’alunno si arrendono e sono plasmate da quelle del suo padrone. Gli studenti assorbono ciecamente tutto ciò che viene loro insegnato e i maestri sono in realtà sceicchi, più leader religiosi che insegnanti». L’emergenza istruzione è stata affrontata anche dalla Bbc: «Mezzo milione di rifugiati siriani in Turchia non frequentano la scuola e ciò lascia aperta la porta allo sfruttamento nelle fabbriche e ad altre forme di abuso. Le autorità turche e le altre agenzie non riescono a salvare quella che è stata definita la “generazione perduta”».
«Una volta cancelliera, per sempre cancelliera» titola critica Die Welt. «Certo, la situazione mondiale la obbliga a ripresentarsi e non ci sono vere alternative in Germania, ma non va bene per la democrazia la cui essenza è il cambiamento». La Deutsche Welle paragona l’eventuale quarto cancellierato a una monarchia, ma aggiunge: «Pure Helmut Kohl ha governato 16 anni consecutivi». Toni più positivi dalla stampa internazionale. Per The Guardian, dopo la vittoria di Donald Trump, è la vera e unica «leader del mondo libero», sottolineando come il suo pragmatismo rappresenti l’unico freno al dilagare del populismo post Brexit. Stesse considerazioni per Le Monde, che incorona Angela Merkel «candidata antipopulista». IL PARERE DI ROMAIN BRIAN QUIVOOIJ Esperto di Islam radicale alla Nanyang technological university di Singapore IL PARERE DI MARK KAYSER docente di Politiche comparate alla Hertie school of governance di Berlino