C’È UNA FOLLA DI ANIME NEL ROMANZO DI CAPPELLI
Quando gli si chiedono fonti di ispirazione delle sue storie corali, in cui da un filo rosso di protagonisti si passa a un insieme di voci irrefrenabili nella loro vitalità, Gaetano Cappelli cita l’abilità d’intreccio del romanzo inglese del Settecento e di un mood che lui chiama «tendenza multistrati», apparsa per la prima volta in Parenti lontani, nel 2000. Vero è che con quest’ultimo Una medium, due bovary e il mistero di Bocca di lupo (Marsilio), lo scrittore potentino supera se stesso: il ritorno del romanziere Guido Galliano e della sua nobile allieva Finizia Canosa, tanto impositiva quanto inabile all’arte della scrittura, creano un fuoco d’artificio narrativo tanto più esplosivo, arguto e divertente grazie ai preziosi inserti di dialetto cerignolano. La storia è chiara fin da subito: Galliano è ingaggiato (a caro prezzo) a Minervino, assolato borgo della Puglia rurale, dal barone Canosa, per soccorrere la moglie Finizia nella stesura di un romanzo che la donna s’è messa in testa di concludere per rivaleggiare con Maddalena Videtti, colta dama sua antica rivale in amore. I due si applicano a fondo, circondati dalla tenuta vinicola di Bocca di lupo e ben presto anche da una folla di anime, viventi e defunte: il vate Gabriele D’Annunzio apre il corteo, seguito da emigré russe, dive del cafè chantant, crooner e boss pugliesi vicini chi ad Al Bano chi a Rosanna Fratello… Il sospetto è che a chiamarli a raccolta sia l’influsso della medium Eusapia Palladino, un tempo famosa per «l’arte di far muovere oggetti e persone nel tempo e nello spazio». Di certo anche Cappelli muove entrambi magistralmente. E senza, o almeno pensiamo, alcuna spintarella spiritica.
(Stefania Vitulli)