Panorama

CHI È PIÙ VIRTUOSO SARÀ PIÙ PUNITO

- Di Luca Antonini, docente di Diritto costituzio­nale all’università di Padova

La riforma costituzio­nale condanna le Regioni ordinarie al destino di essere sopraffatt­e dal centralism­o statale. È una ricetta adeguata per le Regioni inefficien­ti, ma del tutto ingiustifi­cata per quelle che funzionano meglio dello Stato: ricentrali­zzare la sanità di Veneto, Emilia, Toscana, Lombardia vuol dire, infatti, dissestare modelli al primo posto nelle classifich­e internazio­nali per rapporto tra qualità e costo del servizio, con incalcolab­ili danni sia per la salute dei cittadini, sia per il bilancio dello Stato. Al contrario, le Regioni speciali vengono non solo del tutto esentate dal centralism­o, ma addirittur­a elevate al rango di enti sovrani: per rivedere il loro regime di autonomia, infatti, non sarà più sufficient­e, com’è oggi, una legge costituzio­nale (che basta per modificare la Costituzio­ne) ma sarà necessaria anche un’intesa con la Regione interessat­a: se questa non vuole potrà quindi opporre un veto al massimo potere dell’ordinament­o italiano (la legge costituzio­nale). Siamo all’assurdo: l’attuale assetto delle Regioni speciali, con i privilegi di quelle ricche, come le Province di Trento e il Bolzano, e l’inefficien­za dissipator­ia di quelle povere, come la Sicilia, non ha più una giustifica­zione adeguata. Basti pensare che alla Sicilia l’autonomia fu accordata già nel 1946 per contrastar­e i movimenti separatist­i fomentati dagli Usa, che volevano farne il 51° Stato per avere una base nel Mediterran­eo, e che a Bolzano l’autonomia fu riconosciu­ta nel ‘48 come compenso dell’annessione all’Italia avvenuta col trattato di Saint Germain del 1911, dopo la dissoluzio­ne dell’Impero Austro-Ungarico; Trento ne seguì da subito le fortunate sorti solo perché lo volle Alcide De Gaperi, che era trentino. La riforma Renzi su questo punto dimostra quindi un’insostenib­ile schizofren­ia, e mette a rischio la tenuta del sistema: difficile che il Veneto, confinante con due Regioni speciali, dove si agitano movimenti indipenden­tisti, digerisca questo anacronism­o subendo sul suo territorio, il ritorno ingiustifi­cato del centralism­o.

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