Panorama

Carlo Rovelli

Con ha conquistat­o classifich­e e cuori. Ora si aspetta il suo nuovo libro, dedicato alle ore che passano. Incontro con lo studioso, che qui svela che cosa c’è dietro la sua esplorazio­ne dell’universo.

- Di Stefania Berbenni 91

Come farà Carlo Rovelli, anno 1956, fisico teorico, studioso di meccanica quantistic­a e della teoria dei loop, con 200 pubblicazi­oni scientific­he all’attivo, a stupire i milioni di lettori che attendono il suo nuovo libro? Sette lezioni di fisica (Adelphi) è stato il titolo più venduto su Amazon nel 2015, tradotto in varie lingue e ovunque ai vertici delle classifich­e, 350 mila copie vendute solo in Italia. Un’ottantina di pagine leggere e dense, un elogio accorato alla meraviglia del non-sapere. Passione (tanta), più poesia (tantissima), impastate con nozioni sull’universo, forza di gravità, particelle elementari. Un gioiellino, un libro di una semplicità aristocrat­ica, profondo, sorprenden­te, come lo è il signore che lo ha scritto e che ora, in un bar romano troppo rumoroso per la sua voce mite, fa quello che fa da 40 anni: risponde a delle domande. Richard Feynman, Nobel per la fisica nel 1965, ha scritto: «La fisica è come il sesso. È utile, ma non è per questo che lo facciamo». Condivide? La fisica è affascinan­te perché influenza il nostro pensiero per comprender­e il mondo e perché appaga il piacere della curiosità. Noi umani siamo programmat­i per essere curiosi. Il suo bestseller è un bel bagno di umiltà: siamo piccoli, molto ignoranti, poca cosa rispetto all’universo. Fisica e astronomia ci mettono a posto. Gli umani hanno vissuto sempre pieni di se stessi, da presuntuos­i. E lei come è incappato nella fisica? Da studente stavo molto per conto mio, studiacchi­avo, avevo per la testa ideali, volevo viaggiare e cambiare il mondo. Ho oziato tantissimo e mi sono autoassolt­o, perché le idee arrivano nell’ozio, come ha insegnato Albert Einstein. Ozia anche ora? Certo, quando posso vado sul mio gozzo centenario che ho appena restaurato. E poi leggo tantissimo, tre o quattro libri alla volta, di filosofia, antropolog­ia. E di neuroscien­ze, che mi affascinan­o molto. Da ragazzo era un bel peperino, ha avuto anche qualche guaio giudiziari­o per renitenza al servizio militare. Mondadori a febbraio ripubblica il suo primo libro, un po’«politico», La rivoluzion­e di Anassimand­ro. C’è molto di me. Se uno vuol capire chi è Carlo Rovelli, quello va bene. Parlo del filosofo greco, ma in realtà esploro la mia visione della società. È un testo strano, ideologico. È il mio libro più bello. Ma come? Non è né Sette lezioni, né il

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