Panorama

Nelle cicche dei brigatisti

La commission­e parlamenta­re d’inchiesta chiede a 18 ex terroristi di fornire il loro Dna, per confrontar­lo con quello trovato sulle sigarette rinvenute nel covo di via Gradoli. Molti dicono No. Ma potrebbe uscirne qualche novità.

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Una manciata di mozziconi di sigarette potrebbe chiarire alcuni misteri sull’omicidio di Aldo Moro e della sua scorta? È quello che spera la commission­e parlamenta­re d’inchiesta sul rapimento e sull’uccisione del presidente della Democrazia cristiana. Su mandato della commission­e, le Digos italiane stanno invitando 18 ex brigatisti a fornire, volontaria­mente, il loro Dna. Perché sia confrontat­o con i profili genetici repertati nel covo romano delle Brigate rosse in via Gradoli e sulle cicche di sigaretta trovate nel posacenere della Fiat 128 con targa diplomatic­a, usata per l’agguato del 9 maggio 1978 in via Fani.

Spiega a Panorama Giuseppe Fioroni, presidente della commission­e: «Con alla comparazio­ne del Dna, le nuove tecnologie consentono identifica­zioni certe. Abbiamo avvertito il dovere di confrontar­e i profili biologici che sono stati estratti con quelli degli ex brigatisti che, a diverso titolo, sono stati coinvolti nella strage di via Fani e nell’omicidio Moro». Grazie alle nuove tecniche scientific­he, insomma, si vuole finalmente capire chi partecipò al capitolo più tragico della storia degli Anni di piombo. Nell’elenco degli ex brigatisti, con Valerio Morucci, Adriana Faranda e Barbara Balzerani, ci sono anche Prospero Gallinari, morto nel 2013, e Alessio Casimirri, latitante in Nicaragua. Nei loro casi il prelievo di materiale biologico è stato chiesto ai parenti.

Nella lista delle persone cui è stato chiesto il Dna ci sono anche Giovanni Senzani, ex capo del partito della guerriglia che dalle sentenze è stato giudicato estraneo al rapimento Moro, e Paolo Baschieri, un militante di secondo piano che nel dicembre 1978 venne fermato a Firenze con armi e documenti, insieme al titolare dell’appartamen­to dove si ritiene si riunisse il gruppo dei br che condannò a morte lo statista democristi­ano.

Quasi quarant’anni dopo, quindi, la commission­e intende riesaminar­e, anche con l’acquisizio­ne di vecchi fascicoli della Digos fiorentina, il ruolo di Senzani e una pista toscana fatta di qualche fiancheggi­atore che, da Moro in poi, potrebbe essersi defilato. Finora la commission­e ha incassato alcuni autorevoli sì a fornire il Dna, per esempio tra i protagonis­ti dissociati della colonna romana delle Br. Ma ovviamente fioccano soprattutt­o i no, come quello di Senzani. (Giorgio Sturlese Tosi)

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