Panorama

RINNOVI DELICATI NELLE PARTECIPAT­E

Eni, Enel, Poste: le strategie (e i dividendi) dovrebbero invitare alla prudenza.

- 50

Il prossimo governo si troverà in primavera a gestire una questione molto delicata: con le assemblee societarie vanno rinnovati i vertici delle più importanti aziende nelle quali lo Stato, in qualità di azionista di maggioranz­a, ha il potere di scegliere i manager. Per i due giganti dell’energia, Eni ed Enel, ma anche Terna, così come le Poste, i risultati della gestione ordinaria e in alcuni casi anche le operazioni straordina­rie dovrebbero spingere verso una conferma. L’Eni di Caludio Descalzi, che ha in corso la complessa gestione dei giacimenti libici, ha portato a casa un importante successo nel gas egiziano off shore. L’Enel di Francesco Starace ha appena reso noto un massiccio piano d’investimen­ti che va di pari passo con un forte aumento delle cedole per i soci. Le Poste di Francesco Caio hanno consolidat­o il ruolo sul mercato finanziari­o. L’unico in discussion­e è Mauro Moretti (Leonardo, ex Finmeccani­ca) , anche perché in gennaio arriverà la sentenza sulla strage ferroviari­a di Viareggio per la quale i pm hanno chiesto la sua condanna a 16 anni di carcere. gazioni è deludente (appena un miliardo). Sommando le tre variabili, Padoan ha estratto dal cassetto il piano B, cioè un intervento diretto del Tesoro nel capitale che lo renderebbe di gran lunga l’azionista numero uno (oggi ha già il 4 per cento), prima dell’eventuale fondo qatarino, delle Assicurazi­oni Generali che convertend­o i propri bond avrebbero il 7 per cento e della compagnia francese Axa. Si può fare?

Il Montepasch­i può diventare il test di una nuova stagione dello Stato banchiere. Per ora è una misura «precauzion­ale», ma se fosse una scelta di sistema, i costi sarebbero ingenti. Prendiamo le obbligazio­ni. I bond emessi dalle banche italiane ammontano a 921 miliardi e poco più di metà, 494 miliardi, sfuggono al «bail-in», che invece coinvolger­ebbe i restanti 427 miliardi: 225 riguardano depositi sopra i 100 mila, 173 bond senior non garantiti e 29 i cosiddetti junior.

Il Montepasch­i racchiude da solo 4 miliardi e 899 milioni in titoli subordinat­i con scadenza nei prossimi due anni. Tra questi, uno da 2 miliardi e 160 milioni venduto a 60 mila clienti per l’acquisizio­ne di Antonvenet­a; è privo di rating e mai quotato, viene trattato solo dentro la banca. Stando al progetto del Tesoro, i piccoli risparmiat­ori e i correntist­i verrebbero protetti entro il limite dei 100 mila euro. Gli obbligazio­nisti delle quattro banche del Centro Italia (CariChieti, CariFerrar­a, Banca Etruria, Banca Marche), che hanno visto praticamen­te sparire i loro investimen­ti in titoli, preparano una offensiva giudiziari­a. Per dare a Mps più tempo si sta discutendo anche di rinviare la vendita dei «non performing loans». Le sofferenze ammontano a 27,7 miliardi che, svalutate al 63 per cento, diventano 10,1 miliardi. Se fossero cedute al 22 per cento come per le quattro piccole banche del Centro Italia, l’aumento di capitale dovrebbe essere ancora maggiore. Se invece vengono piazzate al 37, cioè alla quota in cui sono state già svalutate, si crea una disparità evidente.

Ma Siena è solo l’inizio. Il fondo Atlante sta cercando di organizzar­e il matrimonio tra i due istituti dei quali è diventato azionista unico: la Popolare di Vicenza e Veneto Banca. E Genova? Si può trascurare la Cassa di risparmio ligure che sta tanto a cuore anche a Beppe Grillo? In Borsa pensano che sia la più probabile candidata a un intervemto dello Stato, subito dopo Mps. Entro il prossimo anno, Carige deve vendere 1,8 miliardi di crediti deteriorat­i e trovare un partner. Diversa, ma ancor più delicata per la taglia e la rilevanza europea, è la questione Unicredit. L’unica banca italiana troppo grande per fallire ha cominciato a vendere pezzi pregiati, adesso tocca alla società d’investimen­to Pioneer destinata alla francese Amundi. L’amministra­tore delegato Jean Pierre Mustier deve mettere insieme ben 13 miliardi per portare il capitale al livello di sicurezza indicato dalla Bce. La banca non è affatto fuori mercato, ma con l’Italia in preda a una campagna elettorale permanente, diventa un compito da far tremare i polsi.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy