L’ultima Odissea nel Pd Titolo lorem ipsum color
Le regole del partito dicono che alle prossime elezioni decine di democratici non sarebbero ricandidabili per aver Sommario lorem ipsum colo desurem um ut ent laborpor sandam sitia plabore stinte consequodit rem
ALEGISLATURE Dario Franceschini, alla Camera dal 2001.
zzerare la segreteria del Partito democratico per comporne una nuova, a sua immagine e somiglianza, lontana dai capicorrente: questo voleva fare Matteo Renzi, ma proprio i suddetti capicorrente lo hanno subito stoppato. E anche di brutto: hanno urlato al fu Rottamatore che se promette (come ha promesso) una leadership collegiale e non individuale deve fare i conti con la realtà. E la realtà dice che, in questa fase storico-politica, i vari Dario Franceschini, Andrea Orlando, persino Maurizio Martina (il meno ostile all’ex premier) lo tengono sotto controllo, se non chiuso in gabbia come un leone (o un gattino ferito, fate voi). Non siamo ancora all’umiliazione palese, tuttavia è evidente che Renzi, uscito da Palazzo Chigi, ha perso gran parte del suo carisma verso il resto del partito.
Il quale, tra l’altro, guarda con somma LEGISLATURE Pier Luigi Bersani, sempre presente dal 2001. LEGISLATURE Roberta Pinotti, dal 2001 tra Camera e Senato.
ostilità a un’altra intenzione, manifestata dall’ex premier nell’ambito del Giglio magico ma subito rimbalzata nelle sacre stanze del Pd. Forte del fatto di non essere mai stato eletto in Parlamento, Renzi medita di applicare una norma nascosta nel quarto comma dell’articolo 21 dello Statuto del Pd: «Non è ricandidabile per la carica di componente del Parlamento nazionale ed europeo chi ha ricoperto detta carica per la durata di tre mandati».
Apriti cielo! Tra le correnti non si parla d’altro, ed è comprensibile: se applicata, la norma cancellerebbe gran parte del vecchio gruppo dirigente del Pd. Alla fine di questa XVII legislatura, molti esponenti dem avranno esaurito i tre mandati, a partire dal premier Gentiloni, già alla quarta elezione consecutiva. Così è anche per tre ministri del suo governo (Dario Franceschini, Marco Minniti e Roberta Pinotti), mentre per Anna Finocchiaro le legislature sono LEGISLATURE Rosy Bindi debutta alla Camera nel 1994. LEGISLATURE Andrea Orlando, a Montecitorio dal 2006.
ben otto. Meno compromessa la situazione di Andrea Orlando (tre mandati), che potrà appellarsi all’ottavo comma dell’Articolo 21: «Eventuali deroghe (...) devono essere deliberate dalla Direzione nazionale». Attenzione, però: la deroga (comma 9) non vale per tutti, «può essere concessa soltanto sulla base di una relazione che evidenzi in maniera analitica il contributo fondamentale» al Pd «del soggetto dal quale viene richiesta». Inoltre, può essere permessa per un numero di casi «non superiore al 10 per cento degli eletti del Partito nella corrispondente tornata elettorale precedente».
In passato la deroga è stata concessa con relativa facilità. La prossima volta, però, sarà più complicato ottenerla, e per due ragioni. La prima, appunto, è la volontà di Renzi, che non vede l’ora di rinnovare i vertici del Pd. L’altra ragione è propagandistica: fare una eccezione per tutti significa regalare un ulteriore argomento elettorale ai