Digital economy, il futuro è già tra noi
Il 14 febbraio a New York appuntamento con «Italy meets United States of America», organizzato da Italian business & investment initiative, di cui è media partner. La patria dell’innovazione e dei nuovi modelli di crescita è un ottimo esempio per chi vuol
IL’OPINIONE l cambiamento è ormai realtà. La digitalizzazione, il ritmo esponenziale dello sviluppo tecnologico e i nuovi mezzi di comunicazione sono parte integrante delle nostre vite e stanno modificando radicalmente le nostre abitudini, il nostro vivere quotidiano. La tecnologia è sempre stata una forza fondamentale nel rovesciare lo status quo. La differenza oggi è la sua pervasività e la sua velocità. Anche le imprese iniziano a capire il valore della Digital transformation come motore di cambiamento e di crescita, fondamentale per competere, in Italia come nel resto del mondo. Mondo che proprio grazie alle telecomunicazioni è diventato molto più piccolo, mettendoci a disposizione strumenti neppure immaginabili fino a poco tempo fa. Le nuove tecnologie dell’Ict, dalle reti ultra broadband al cloud, dall’Internet of things ai Big data, hanno spinto imprese, istituzioni, cittadini, a misurarsi con una rivoluzione nella quale lo scambio di informazioni, di know how e di relazioni avviene a velocità incredibili. Gli Usa sono un luogo st straordinario di innovazi zione e di ripensamento d dei modelli di business, n nel quale la digital econ nomy ha assunto un ruol lo trainante. Si pensi che n nel 2009, due anni dopo il l lancio dell’iPhone, gli svil luppatori avevano creato 150m150 mila applicazioni per App Store diventate, nel 2014, 1,2 milioni e con 75 miliardi di download (Fonte: McKinsey). L’evento di New York, Italy meets United States of America, sarà un’occasione importante di con- fronto proprio sui temi dell’innovazione con uno sguardo, in particolare, alla crescita della digital economy. Anche in Italia, infatti, sono proprio le nuove tecnologie a trainare gli investimenti nell’Ict: +1,5 per cento nel 2016 grazie soprattutto a Big data, cloud e Iot che lo scorso anno sono cresciuti a doppia cifra. I primi ad aver colto questo cambiamento sono i millennials. Non è un caso che in Italia le startup innovative, prevalentemente avviate da under 30, siano quadruplicate, passando dalle circa 1.500 del 2013 alle oltre 6.300 di fine 2016.
La sfida riguarda anche le aziende di telecomunicazioni che stanno assumendo i connotati di digital company per rispondere a una domanda di consumatori e imprese che hanno «fame» di soluzioni intelligenti che semplifichino la vita. Wind Tre, la più grande realtà italiana di telefonia mobile con oltre 31 milioni di clienti e 2,7 milioni nel fisso, sta già giocando un ruolo di primo piano, investendo nelle reti di nuova generazione, favorendo una sempre maggiore integrazione fisso-mobile e sviluppando i nuovi servizi della digital economy (dal mobile payment alle soluzioni innovative per famiglie e imprese). Lo stiamo facendo con una consapevolezza nuova: siamo parte di un’ecosistema nel quale l’innovazione non è solo patrimonio delle grandi aziende, anzi, sono i giovani innovatori dell’app economy che ci spingono a immaginare nuovi servizi e nuovi modi per relazionarci con i clienti. Per questo, Wind Tre vuole essere la palestra per la digital innovation. Vogliamo essere una open company dove sperimentare idee creative e dare opportunità a chi cercherà di crescere anche dall’altra parte dell’Atlantico. Perché la strategia digitale è un pilastro fondamentale di una nuova politica industriale, vero paradigma della trasformazione socioeconomica e culturale di un Paese.