CHE COSA HANNO SCRITTO
Per il filo-governativo Daily Sabah, «la modifica costituzionale sostituirà l’attuale sistema parlamentare in cui il presidente serve solo come figura cerimoniale al fianco di un premier, con un sistema presidenziale, che permetterà al presidente di diventare l’unico capo dell’esecutivo del Paese». Il quotidiano, vicino a Erdogan, puntualizza che «per un sondaggio condotto da Objective Research Center, oltre il 60 per cento dei turchi sostiene il pacchetto di riforma costituzionale». La tv araba Al Jazeera puntualizza che, se le modifiche saranno accettate, «non ci sarebbe più un gabinetto a rispondere al Parlamento, il presidente potrà nominare e destituire i ministri e il suo incarico durerà cinque anni».
«Siamo la generazione più istruita e competitiva che l’Est Europa abbia mai avuto» scrive dando voce ai giovani dell’Est Raamop Rusland, sito olandese che si occupa di questioni russe, «ma i nostri Paesi non ci offrono opportunità, né negli affari, né in politica». Più il governo e le istituzioni sono deboli, più cresce il numero di giovani qualificati che si rifugia all’estero. «Per la “convergenza” tra Est e Ovest ci vorrà molto più tempo dei pronostici fatti quando le amministrazioni comuniste sono crollate nell’89» scrive il Wall Street Journal. L’Economist evidenzia alcune soluzioni per indurre le persone a tornare, ma ammette che «convincere dottori e ingegneri è difficile, perché il motivo per cui partono è l’istruzione di alto livello».
L’amministrazione Trump e l’ampliamento delle colonie da parte di Netanyahu hanno spinto le fazioni all’accordo. Moussa Abu Marzouk, vicepresidente dell’ufficio politico di Hamas, ha detto ad Haaretz che un governo di unità «è lo strumento più efficace per risolvere i problemi di anni di divisioni e per promuovere elezioni libere e democratiche in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza». Per l’accordo segnala che i palestinesi «guardano ormai lontano» da Washington. «Sono alla ricerca di un approccio diverso e la Russia può certamente offrirlo». La tv osserva che «Abu Mazen dovrà considerare la posizione delle potenze arabe regionali, che potrebbero mettere un veto per la loro ostilità verso Hamas». IL PARERE DI ROKAS GRAJAUSKASO Capo economista per i Paesi Baltici presso la Danske Bank. IL PARERE DI ROBERT SPRINGBORG Analista del Middle East Institute di Washington, insegna al King’s college di Londra.