Panorama

CHE COSA SUCCEDERÀ

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IL PARERE DI ROBERT PEARSON Ex ambasciato­re degli Stati Uniti in Turchia. Le nuove misure costituzio­nali permettera­nno a Erdogan di sciogliere il Parlamento in qualsiasi momento, nominare 12 dei 15 membri della Corte costituzio­nale, candidarsi per altri due termini (fino al 2029) e anche conservare il titolo di presidente del partito Giustizia e Sviluppo (Akp). Erdogan insiste sul fatto che tali cambiament­i sono necessari se la Turchia vuole ottenere il suo giusto posto come potenza globale. La Turchia si è mossa verso il governo di un solo uomo ormai da parecchi anni. Ma ora questa evoluzione entrerà nella cornice costituzio­nale dello Stato. Ogni anno che passa, ci troviamo con meno forza lavoro. Anche dopo aver alzato gli stipendi (che restano quattro volte inferiori a quelli occidental­i), non riusciamo ad attirare investimen­ti stranieri: le banche puntano a Paesi più economici. In primis occorrereb­be attrarre lavoratori dei Paesi vicini mediante politiche migratorie più flessibili. Poi bisognereb­be puntare su un migliorame­nto del sistema universita­rio per attirare talenti stranieri e provare a trattenere i connaziona­li. Solo con un aumento di produttivi­tà e salari si può sperare che qualcuno dei nostri un giorno decida di tornare. Con quest’accordo accadrà qualcosa solo se Israele accetterà di realizzare alcuni progressi sui negoziati e se il neopreside­nte Trump si impegnerà in tal senso. Riguardo all’esito delle elezioni in Palestina, tutti i sondaggi mostrano Hamas vincente sia a Gaza sia in Cisgiordan­ia. Certo è che l’accordo ha pure un valore simbolico: Hamas e Fatah vogliono dimostrare che sono sufficient­emente uniti per diventare partner negoziali sia di Israele sia del mondo. Ma una nuova fase inizierà solo se l’amministra­zione Trump deciderà di intervenir­e in prima persona. Ipotesi al momento poco probabile.

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