«Il video di Regeni è solo fumo negli occhi»
La sindacalista che conobbe Giulio: «Sono convinta che siano stati i servizi segreti». Ma non spiega perché.
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Quel video è solo fumo negli occhi». A sminuire l’importanza del filmato su Giulio Regeni che sta mettendo sottosopra l’establishment egiziano è Hoda Kamel, sindacalista del Centro per i diritti economici politici e sociali del Cairo. Fu lei, nell’autunno del 2015, a mettere in contatto il ricercatore friulano barbaramente trucidato un anno fa con l’autore del video, Mohammed Abdallah. Panorama la incontra al Cairo nei giorni dell’anniversario della sparizione del giovane di Fiumicello, poco dopo la pubblicazione del video girato di nascosto dal capo del sindacato degli ambulanti egiziani, che ha ammesso di aver denunciato il dottorando di Cambridge ai servizi segreti egiziani. Lei aveva subito indicato Abdallah come informatore, citando anche la fondazione inglese che offriva un finanziamento di 10 mila sterline. Perché quando Giulio è morto ha pensato a lui? Abdallah gli aveva ripetutamente chiesto soldi e regali (persino orologi), era ossessionato. Lo aveva cercato anche dopo la sua sparizione. Dopo aver visto il video, ho avuto la certezza che Abdallah lavorasse per i servizi egiziani. Ma mi aveva già insospettito perché, prima di diventare sindacalista, aveva fatto per 10 anni il cronista per un tabloid vicino al governo, che pubblicava articoli propagandistici. Io avevo presentato Abdallah a Giulio per le sue ricerche, ma subito dopo avevo capito che c’era qualcosa che non andava. Abdallah è convinto che Giulio fosse una spia e che, scoperto, sia stato ucciso «dai servizi per cui lavorava». Nel video, quando gli chiede soldi, Giulio spiega ad Abdallah come funziona il finanziamento della fondazione inglese. Se fosse stato stata una spia, glieli avrebbe dati. E poi non ha mai fatto domande sulla sicurezza egiziana. Cercava solo informazioni per la tesi. Ma perché i servizi dovrebbero averlo ammazzato quand’era emerso che si trattava di un semplice studioso? Tocca alle autorità spiegarlo. Perché nessuno ha detto subito dei rapporti di Abdallah con i servizi, e perché il video è apparso solo adesso? Già, perché? Perché Abdallah non ha detto di aver denunciato Regeni ai servizi di sicurezza? Probabilmente per tentare di nascondere quello che non si può nascondere, e cioè che Regeni è stato torturato dalle forze di sicurezza egiziane. La pubblicazione del video registrato da Abdallah e l’autorizzazione da parte della procura egiziana a far visionare a esperti esterni i video delle telecamere sono passi avanti? Io non credo che si stia muovendo qualcosa: è solo un modo per gettare fumo negli occhi. E anche l’Italia, a causa dei suoi interessi economici in Egitto, non ha fatto pressione in maniera severa affinché la verità saltasse fuori. ( Laura Cappon - Il Cairo)