Panorama

Della discordia

Continua la bufera sul premio letterario degli industrial­i veneti. Tra «epurazioni» e polemiche, una guerra che non è soltanto per questioni libresche.

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Philippe Daverio, 67 anni, è uno dei giurati più in vista del premio Campiello.

Ma che succede al premio Campiello? Da dove arriva questa bufera tra giurati e vertici della fondazione? A una battaglia così non eravamo abituati. Ci si ricorda semmai delle polemiche letterarie, viene in mente un elegantiss­imo Carlo Fruttero mentre punzecchia Mariolina Venezia. O Michela Murgia contro il commenti al decolleté di Silvia Avallone. Piccoli sfoghi, legittime rivalità, umanissime vanità. Adesso invece i colpi volano alto, sopra le teste degli scrittori. E viene il sospetto che la guerra non sia soltanto per questioni libresche.

Le vittime del turnover per la prossima edizione sono tre: il docente di estetica e scrittore Stefano Zecchi (giurato soltanto per il 2016); lo storico Riccardo Calimani (decano nella giuria dei letterati); e il presidente del comitato di gestione Valentino Vascellari.

Zecchi aveva polemizzat­o a più riprese. Aveva disertato la serata di premiazion­e 2016; denunciato su Panorama un «meccanismo di selezione delirante»; e infine (sempre su Panorama) accusato il presidente degli industrial­i veneti Roberto Zuccato di aver «epurato» lui e Vascellari. Oggi né Zuccato né i vertici del Campiello intendono replicare, così fanno sapere i rispettivi uffici stampa. Ed è un peccato, perché sarebbe utile ascoltare anche la loro campana sui motivi all’origine del ricambio.

Dunque che succede? Philippe Daverio, storico giurato (e ancora in carica) punta il dito sul clima veneto. «Gli scandali bancari hanno disorienta­to gli industrial­i locali. L’atmosfera di tensione si ripercuote nel premio, che ha un meccanismo pulitissim­o, ma ora soffre forse di faide interne ai vertici» spiega. Vascellari epurato per una vendetta intestina? «Non saprei giudicare. Mi spiace non averlo più. E rimpiango molto Riccardo Calimani, autentico intellettu­ale».

Grande esperto di ebraismo, storico e scrittore, Calimani faceva parte della giuria dei letterati da dieci anni. Nemmeno lui, come pure Daverio, aveva sottoscrit­to un documento che sei giurati su 10 avevano diffuso contro Zecchi dopo le

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