Dopo l’Italicum
Leader per leader, tattiche e strategie che segneranno i prossimi mesi. elezioni. Tenendo bene a mente il ruolo fondamentale del capo dello Stato.
ha impostato la sua tattica indipendentemente dalla sentenza della Consulta: Renzi agita il Mattarellum, che piace ai leghisti, ma è pronto ad assecondare Berlusconi sul «proporzionale», se avrà in cambio le elezioni a giugno.
Un do ut des che il leader del Pd ha in mente da quando lasciò Palazzo Chigi. «Io» spiegò a un amico subito dopo il trasloco dalla stanza dei bottoni «ho proposto il Mattarellum su cui c’è il sì della Lega e il no di Forza Italia e, in fondo, anche della mia minoranza. Ma la mia è tattica. A me va bene qualunque soluzione, anche quella che dovesse dalla Consulta, la cosa importante è votare presto. L’unica cosa che non accetto è la melina». Un ragionamento che, tradotto, significa: sono per il Mattarellum, ma il proporzionale si può fare. Anche perché la dura lezione del referendum ha lasciato il segno e il leader del Pd è consapevole che non può più proporsi come prima. Sempre in quel colloquio Renzi spiegò: «Non posso essere più quello di un tempo, che fa tutto e può tutto. Sarò il segretario del Pd che darà le carte insieme ad altri. Per essere chiari: sarò influente, ma posso anche non essere io il premier. E non mi importa perché, in ogni caso, da me dovranno passare!».
E il Cav? Berlusconi è deluso da Renzi. «Ha fatto due errori letali» è la sua convinzione «rompere con me e gettarsi nella follia del referendum». Ma il personaggio, si sa, è pragmatico e guarda avanti: «Per noi è essenziale portare a casa il proporzionale». Un sistema del genere, infatti, ridisegnerebbe lo scenario politico: il proporzionale, infatti, favorirebbe la «scissione» nel Pd, dove ormai convivono due partiti nemici; e, contemporaneamente, renderebbe il Cav più autonomo da Salvini (e meno sottoposto ai suoi ricatti). Ma Berlusconi è pronto ad accettare il do ut des con Renzi? L’ex premier non esclude nulla, ma è condizionato da diversi fattori. Intanto dai tempi della Corte europea. Poi, c’è il feeling che si è creato tra lui e Sergio Mattarella che non è per nulla convinto dell’opportunità di votare a giugno. «Prima dell’autunno non si può» avrebbe detto ai tanti che sono saliti sul Colle. Infine, Berlusconi non sa se Renzi ha davvero in mano il Pd. «Un renziano giorni fa» ha raccontato il Cav durante una delle sue cene «è venuto da me per prendere le distanze dal suo capo. Così va il mondo...». Ad Arcore non sono sfuggiti i movimenti di Dario Franceschini e dei prodiani. Il rebus, appunto, è: chi comanda ora nel Pd? E finché non sarà sciolto, il Cav non può sapere se Renzi può davvero garantirgli il proporzionale o no. E prima di spendersi vuole essere sicuro.