Direttore senza gara
«E si ricrederebbe anche sulla Venaria se avesse il piacere di visitarla» replica Turetta che ha allestito il cartellone per celebrare i dieci anni dalla riapertura. «Avremo una mostra su Caravaggio, una di Peter Lindbergh fotografo del calendario Pirelli, un’altra sulla moda; omaggeremo tre grandi amici della Reggia: Dante Ferretti, Peter Greenaway e il musicista Michael Nyman che proprio qui suonerà le sue lezioni di piano». Ma intanto affittate la Reggia a società come Luxottica, all’Ordine degli ingegneri, alle banche… «Lo scandalo non è affittare ma non affittare. Abbiamo concesso l’uso di una parte della Reggia a Luxottica ma durante il periodo di chiusura e ne abbiamo ricavato 300 mila euro» risponde Turetta convinto che l’arte sia l’ultima sacca dove è forte l’ideologia, il sindacalismo esasperato. «In Italia la normalità è immediatamente un superlativo. Il contenimento dei costi è macelleria sociale, l’affitto delle sale è svendita del patrimonio, una mostra sui gioielli è una caduta di stile. Nessuno lo dice ma al museo del Belvedere di Vienna, dove si trova il Bacio di Gustav Klimt, gli sposi possono fare chiudere la sala per alcuni minuti e farsi immortalare accanto al dipinto» dice Turetta che a Franceschini ha presentato un progetto per unire le regge sabaude finora autonome e disperse: Racconigi, Stupinigi, Castello d’Agliè, Rivoli. Turetta le vuole aggrappare a Venaria così come lo stesso municipio, 35 mila abitanti, si è aggrappato alla Reggia.
Venaria è cambiata, i bed and breakfast sono 10, i collegamenti potenziati, il costo di un metro quadrato, in prossimità della Reggia, è passato da 150 euro a 3 mila euro. Anche politicamente è mutata. Collegio elettorale dell’ex sindaco di Torino, Piero Fassino, Venaria ha votato nel 2015 Roberto Falcone del M5S. Per Falcone non è uno scandalo dire che «il privato è meglio del pubblico e che affittare le sale non mi piace ma a volte è pure giusto». Dopo averle tolto la buccia, la Reggia è oggi la polpa delle contraddizioni italiane: sciopero contro servizio, pubblico contro privato, tutela contro valorizzazione, artisti contro eruditi, Torino contro Roma. Sotto i baffi di Vittorio Emanuele II è qui che si ricompie l’unità d’Italia. Dall’alto al basso, la Sala degli arazzi della Reggia, un angolo della Cafetteria degli argenti e il direttore Mario Turetta, fotografato nella Galleria Diana progettata dall’architetto Filippo Juvarra. A volerlo il ministro Dario Franceschini che nel 2015 lo ha insediato senza gara.