Panorama

Ahmed e le panche segate di Roberto Barbolini

- Ogni settimana un autore riscrive l’attualità come se fosse l’inizio di un libro.

IL FATTO A Monfalcone, la neosindaca Anna Maria Cisint ha deciso di far sparire dalla piazza della Repubblica le panchine di legno per scoraggiar­ne l’uso da parte di senzatetto, ubriachi o «bengalesi dediti a schiamazzi» (il 20 per cento dei 27 mila abitanti è straniero). Oltre a installare qua e là dissuasori anti-seduta, con punte in acciaio, e sensori spioni. Roberto Barbolini immagina che a scrivere una lettera di protesta sia Ahmed, un idraulico (anzi, un «draulico») islamico, moderato ma assai arrabbiato.

Salaam aleikum, reverenti servitori della stampa. Io sono Ahmed che da anni sto qui a Monfalcone con permesso regular a fare un lavoro del tubo, o sia il draulico. Perquindi ho viste tante porchezzer­ie che niente più mi svandalizz­a. Preammetto che sono del Islam moderato e pancifico e a le prossime elezioni prendo il tifo per Salvini, così i predoni del Isis restano a casa loro e non schengen qui a rubarci il pene a noi che siamo rivati prima, rivati proprio in su la riva da sbarco. Ma quando si rivava almeno c’erano le panche. E sopra la panca, come dice il proavverbi­o, la capra campa. Invece leggo sul vostro bugiardiss­imo giornale che la nostra sindaca vuole segarci via la panca da sotto il Bosforo. Non ci posso credere che una cosa degenere può decapitare nella Bell’Italia tollerante e multietica dove ci pago le tasse. Quei politiconi attaccati colla colla ai loro poltroni e ai loro sôfah sanno bene che la natica vale più della grammatica. Tant’ è che a volte la usano al posto del cervello.

D’altronde, e anche dal non tronde, frati noi e frati voi non devono esserci muri d’incinta: dire che si segano le panche perché ci si siedono sopra troppe natiche del Bangladesh è un’incriminaz­ione razziale che noi bene integrali nel sistema non possiamo tollerare. Ve lo siete inventato, come le 70 telecamere piazzate nella piazza per riconoscer­e i sbevazzi degli imbriagoni indigeni e gli «assembrame­nti di bengalesi dediti a schiamazzi». Per tacere delle lame anti-sedere pronte a bucare il nostro celeste paradiso di uragani alla prima loffa sospetta, e dei sensori che luminano alla traditora il passante multietico o l’ imbriagone glocal mentre fan la pipì. Tutte balle neppur degne di minzione. Chi vuole intendere, in tenda; tutti gli altri (voi compresi) vadano sotto la panca. Dove la capra crepa. In attesa d’una vostra rettifica, Allah ma’kum da Ahmed il Draulico

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