Il capitale umano delle arti
Spirito rinascimentale per cinque imprenditori che indirizzano il proprio mecenatismo a sostegno della musica.
Nel 500 gli italiani inventarono il mecenatismo, e funzionò così bene che ancora oggi è un sistema che produce ottimi risultati. La differenza con il passato è che ora, prima di far fiorire, c’è bisogno di non far morire. I mecenati odierni nascono dunque come una specie di camera iperbarica delle arti. E anche se, di tutte le arti, la musica è la più cenerentola, c’è comunque chi si è preso il rischio di investire per lei: una musa che richiede cura almeno pari alle altre ma restituisce assai meno lustro.
Ecco allora cinque casi eccellenti: una signora che per passione e amicizia ha sposato la magia di Spoleto; un signore che sembra un principe cinquecentesco e ha scelto di concentrare le proprie energie nei borghi in cui è nato; un industriale di Cremona, dove succede che i violini vengano scortati come capi di stato; una fondazione che dà voce alla musica medievale italiana; infine, una coppia che scova i musicisti di domani, li finanzia e li accompagna nella loro carriera.
Quest’ultimo è il proposito del Buitoni-Borletti Trust: ente di beneficenza nato nel 2002 a sostegno dei giovani talenti della musica da camera. L’idea di Franco Buitoni, morto il 16 agosto scorso a 82 anni, e della moglie Ilaria Borletti, sottosegretario ai Beni culturali, era di «adottare giovani concertisti» dice oggi Borletti. «L’obiettivo è dare loro non soltanto una borsa di studio, ma un supporto che vada dalla scelta dell’agente alla promozione della propria carriera». Si tratta di vincere un concorso, giudicati da una commissione d’alta qualità (una su tutti, la pianista Mitsuko Uchida). Il premio è «su misura»: una borsa di studio che va dalle 20 alle 30 mila sterline, poi investite nel percorso specifico del vincitore. «Finora abbiamo premiato 127 artisti provenienti da 40 Paesi» sottolinea Ilaria Borletti.
La fondazione Benetton, nata alla fine degli anni 80 a Treviso, è un altro esempio di filantropia lungimirante. È presieduta da Luciano Benetton e diretta da Marco Tamaro, che spiega: «La fondazione è nata con l’intento di fare un atto di mecenatismo destinato a durare nel tempo».
Da quattro anni, alla parte della fondazione dedicata agli studi sul paesaggio e ai beni culturali si è aggiunta quella musicale: Musica antica in casa Cozzi, la cui stagione (appena iniziata, il 28 gennaio) si accompagna a corsi di alto perfezionamento e a progetti didattici per le scuole. Lo storico Gaetano Cozzi ha lasciato la sua casa di campagna perché fosse dedicata alle attività musicali, e ciò garantisce alle iniziative della fondazione una bellissima dimora in cui privilegiare la musica medievale e rinascimentale, «che è totalmente abbandonata, ma è patrimonio del nostro Paese» sottolinea il direttore artistico Stefano Trevisi. «Non sono esercizi di stile per filologi» precisa Tamaro «il pubblico apprezza quando gli si dà la possibilità di formarsi».
Giovanni Arvedi, industriale cremonese dell’acciaio, ha invece creato la sua fondazione nel 1990: progetti nella formazione, nell’assistenza sociale, nella cultura. Gli è stato intitolato l’auditorium del museo del violino di Cremona, nel Palazzo delle arti, un gioiello d’acustica progettato dall’ingegnere Yasuhisa Toyota, e che Arvedi ha finanziato. La notizia dell’inaugurazione, il 6 settembre 2013, fu data persino dal The Guardian. «C’è una crisi economica: le priorità sono di natura sociale. Ma anche questa è una priorità sociale, nutrire il bisogno di cultura delle persone» commentò Arvedi all’apertura dell’auditorium.
Ma il più rinascimentale è forse Brunello Cucinelli, imprenditore filosofo che ha scelto come missione «abbellire l’umanità» attraverso la tutela delle arti. «Mi sento responsabile e custode dei miei luoghi» dice. Per questo ha restaurato Solomeo, borgo trecentesco in provincia di Perugia. Lì, nel 2008, ha inaugurato uno spazio all’interno di un sistema culturale chiamato il Foro delle arti: teatro, anfiteatro, giardino dei filosofi e biblioteca. La stagione del teatro si compone di musica, prosa e danza; con qualità elevata (dal violinista Shlomo Mintz all’attrice Isabelle Huppert) e costi contenuti (20 euro la platea, 8 la galleria). Infine, Carla Fendi: presidente onorario della casa di moda
romana, ha creato nel 2007 la fondazione che porta il suo nome con l’obiettivo di «porre rimedio alla noncuranza». Fendi supporta ogni anno il festival dei Due Mondi di Spoleto e nella cittadina umbra ha ridato lustro, in cinque anni, al teatro Caio Melisso-Spazio Carla Fendi, gioiello del Seicento, raccolto in stato di abbandono e donato a nuova vita.