Cisl: dossier e casse di vino
Un dirigente campano che ha interessi in aziende agricole da cui lo stesso sindacato si rifornisce di ottime bottiglie. Poi dossier e spionaggi interni, lo scandalo degli stipendi d’oro che coinvolge anche i vertici attuali. In questo clima, la segretaria
Il Morellino di Scansano è un corposo «rosso Docg» che arriva dalla Maremma. La Cisl Campania e le sue articolazioni territoriali sono solite farne provvista da due case vinicole di Grosseto, la Tenuta Pietramora di Colle Fagiano srl Agricola e la Pietramora srl. Nulla di strano, se non fosse che in quelle aziende figurano come socie le mogli di due dirigenti di primo piano dello stesso sindacato: il presidente nazionale dei Centri assistenza fiscale Pietro Cerrito, e il membro della segreteria campana con deleghe al Turismo, al commercio e alla formazione Gianpiero Tipaldi.
Secondo il Codice etico del sindacato ciò non sarebbe possibile poiché un rappresentante Cisl non può «accettare privilegi, favori o incarichi» che condizionino la sua «autonomia e credibilità tra gli iscritti e i lavoratori», né «sfruttare la sua posizione per ottenere vantaggi personali o per i suoi parenti e affini entro il terzo grado». Eppure ci sono documenti contabili che attestano la compravendita. In un’occasione, Tipaldi invia una mail alla responsabile della Filca-Cisl per sollecitare il pagamento di una fattura per l’acquisto di uno stock di bottiglie. È il 29 dicembre 2014. Mancano due giorni a Capodanno, e il rappresentante dei lavoratori si preoccupa di tutelare gli incassi della società della consorte.
La Tenuta Pietramora di Colle Fagiano srl Agricola e la Pietramora srl sono due piccoli gioielli della viticoltura toscana. Possiedono 53 ettari a Grosseto di cui 11 destinati alla produzione del vino oltre a un bed & breakfast e a un ristorante. Un vero miracolo imprenditoriale, considerato che derivano da un’unica società, fondata con appena 4 milioni di lire nel 1999, da Pietro Cerrito. Il quale, successivamente, accortosi forse dell’incompatibilità tra attività imprenditoriale e sindacale, ha girato le proprie quote delle Srl alla moglie e a quella di Tipaldi che, all’epoca, investe nel business nascente 800 mila lire. Oggi le due aziende possono vantare un patrimonio di oltre 5 milioni di euro.
Per le trasferte in Toscana, Cerrito si è fatto anche rimborsare dal suo sindacato oltre 27mila euro; spostamenti che quasi sempre sono avvenuti di sabato e domenica. Anche in questo caso ci sono le fatture che lo testimoniano. E i rimborsi hanno riguardato soggiorni nel bed & breakfast e pasti nel ristorante della Tenuta Pietramora. Attività, entrambe, che gestisce la figlia. Viene da chiedersi perché Cerrito abbia dovuto fare un salto a Grosseto, per forza nei weekend. In totale, nel periodo 2007-2009, quando l’azienda vitivinicola registra un boom di crescita, l’ex segretario regionale ha ottenuto rimborsi spese per 155mila euro tra bonifici e contanti. Su questo giro di denaro sta indagando la Digos di Napoli dopo la denuncia presentata dall’ex segretario regionale della Cisl, Lina Lucci. Protagonista a sua volta di un altro filone, «ad altissimo voltaggio», che rischia di travolgere il vertice nazionale del sindacato cattolico.
Lucci è infatti vittima di un dossieraggio audio e video messo insieme dai
suoi collaboratori. Per circa due anni è stata intercettata e filmata nel suo ufficio, abusivamente. Da qui, inoltre, sono spariti pc, documenti contabili e hard disk. E i risultati di questa attività da polizia segreta sono stati addirittura resi pubblici in segreteria nazionale, per motivare il siluramento della scomoda sindacalista dalla testa del sindacato campano. Adesso della questione se ne occupa la Procura di Napoli. Un episodio isolato? Non per il segretario confederale Maurizio Bernava che ha indirizzato una durissima lettera alla leader nazionale Annamaria Furlan per denunciare l’esistenza di questa «Spectre» interna alla Cisl. Secondo il dirigente, «ormai da qualche anno» ci si affida «al dossie- raggio e allo spionaggio interno contro gli avversari politici di turno». «Il malcostume dei dossier, dello spionaggio, del ricatto, delle lettere anonime, delle veline manipolate passate alla stampa rappresentano un cancro che indebolisce la Cisl dal proprio interno», denuncia Bernava.
Lina Lucci è comunque indagata per appropriazione indebita a seguito della denuncia del commissario Cisl Piero Ragazzini; e ritiene che l’attacco durissimo di cui è stata vittima da parte della sua organizzazione sia dovuta all’esposto esplosivo riguardo ai conti di Cerrito e Tipaldi, che il collegio dei probiviri non si è mai deciso a prendere in esame in quasi tre mesi. Ma un’organizzazione di spionaggio tra le stesse file sindacali non è l’unica emergenza che Furlan deve affrontare prima del congresso fissato alla fine di giugno. C’è, per esempio, la tenuta finanziaria dell’intera organizzazione che è a rischio a causa dei 70 milioni di euro accumulati dalle associazioni Ial (Innovazione apprendimento lavoro). Strutture territoriali nate negli anni 50 per l’addestramento dei lavoratori e riconvertite, e come tali gestite, dai sindacati in piccole aziende «private» con tanto di consulenze esterne e assunzioni clientelari.
Non solo: toccherà pure occuparsi della questione aperta con gli stipendi d’oro ai superdirigenti del sindacato. Problema sollevato da Fausto Scandola, il pensionato che scoprì le buste paga gonfiate e che, per tutta risposta, fu velocemente espulso dall’associazione. Sono coinvolti un po’ tutti quelli che contano in Via Po. La prima che dovrebbe restituire alla Cisl differenze di stipendio per oltre 280 mila euro (nel periodo 2008-2014) è proprio Annamaria Furlan. Poi ci sono Maurizio Petriccioli (238 mila euro); Piero Ragazzini (201 mila euro); Ermenegildo Bonfanti, ex-segretario generale Funzione pubblica (1 milione e 250 mila euro); il presidente Inas Antonino Sorgi (1 milione di euro); Pierangelo Raineri, segretario generale Fisascat (818 mila euro); il capo della Fai Cisl Luigi Sbarra (270 mila euro). In coda Paolo Mezzio (vicepresidente Inas) con 70 mila euro e, da ultimo, ancora Pietro Cerrito, presidente Caf nazionale (57 mila euro). Così, volendo osservare il regolamento in vigore all’epoca, i vertici dell’organizzazione attualmente in carica dovrebbero rimborsare alla Cisl circa 4 milioni di euro.